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giovedì 2 ottobre 2025

Sulle mille e mille responsabilità della questione palestinese

 Pubblicato qui: https://www.facebook.com/concetta.amitrano.3/posts/pfbid04PtV57asmd81KSxWqBf5A6PMMAW3CgY5pVkKRry5jxyXqmQacZ6H9DL1dnFktooil?comment_id=808260201727207 .

In Palestina ci sono mille e mille responsabilità, nelle quali perfino io, che seguo la cosa da anni, trovo difficoltà a sbrogliare la matassa:

1. secondo me (ma è solo un'opinione) la principale responsabilità è dell'ONU: in qualità di ente /super partes/ rispetto agli Stati, dovrebbe essa garantire la pace e costringere alla deposizione delle armi eventuali contendenti. Invece l'unica cosa che fa sono chiacchiere: furono chiacchiere la Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 (che non è mai stata vincolante; e allora, a che cosa cαzzσ serve: a lavarsi le mani del problema?), sono tuttora chiacchiere le condanne nei confronti d'Israele – tant'è che Benito Benjamin Netanyahu continua nel suo massacro, senza darsi affatto pensiero di uomini o donne, anziani o bambini, sostenitori di Hamas o semplici fellah;

2. la seconda responsabilità nella questione palestinese è degli Stati Uniti, responsabili peraltro anche dell'inazione dell'ONU. Mi pare che fu Donald Rumsfeld, ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti – difesa da che cosa, mi domando; il quale disse che l'obiettivo degli Stati Uniti è di rendere istabili le regioni d'interesse economico per l'Unione. La Palestina, come tutto il Medio Oriente, è fornitore di petrolio agli Stati Uniti, sicché la zona dev'essere istabile senza ripensamento alcuno: ecco spiegato l'atteggiamento dei varî governi – perché come sappiamo tutti, la questione palestinese si trascina da quasi ottant'anni, ed è assurdo pensare che in così tanto tempo nessuno sia riuscito a dirimerla;

3. la terza responsabilità è del Regno Unito. Un vecchio proverbio delle mie parti recita che "promettere e non mantenere, non restano figlie da maritare": ecco, questo motto spiega che cosa abbia fatto la Gran Bretagna per decennî. Ha cioè promesso a destra e a manca con la più precisa convinzione di posticipare /sine die/ e di vedere mai realizzata la fine del proprio mandato sulla Palestina.

Con gli accordi presi fra il leader hascemita arabo, al-Husayn ibn ʿAlī, sceriffo della Mecca, e Sir Henry McMahon, alto commissario britannico al Cairo, nel 1915/16, i britannici avevano promesso parte del territorio dell'Impero ottomano agli arabi per realizzarvi un paese indipendente, come contropartita per l'aiuto prestato dalla rivolta araba nella lotta contro l'Impero turco-ottomano. Il territorio promesso non era chiaramente definito e venivano esclusi territori presenti in "parti della Siria che si estendono a ovest del distretto di Damasco, Homs, Hama e Aleppo" in quanto "non possono dirsi puramente arabi". Non vi era menzione della Palestina nei territori esclusi, fatto che fece ritenere alla parte araba che questa sarebbe stata inclusa tra i territori compresi nel loro stato.

Circa un anno dopo, nel 1917 i britannici stipularono un accordo con i rappresentanti del movimento sionista, con la lettera ufficiale scritta dall'allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rothschild, in cui si prometteva agli ebrei un "focolare nazionale" (National Home) in Palestina: «Il governo di Sua Maestà vede con benevolenza l'istituzione in Palestina di una National Home per il popolo ebraico e farà del suo meglio perché tale fine possa essere raggiunto, rimanendo chiaro che niente deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni» (Lord Arthur James Balfour, 1917).

Ora, che cosa vuol dire esattamente "focolare nazionale"? Non uno stato, ché altrimenti la parola esiste anche in inglese; dunque, che cosa intendeva Lord Balfour? Il nulla, una promessa basata sul niente;

4. da qui in poi, le responsabilità sono tante e difficilmente ascrivibili per quantità e qualità. Sono responsabili gli Stati arabi, che perseguono da sempre la più totale, cieca e completa abnegazione all'obiettivo di "cancellare Israele dalle carte geografiche", al punto d'aver scatenati ben tre conflitti armati contro quello stato e non avendo ottenuta vittoria alcuna finanziano e sostengono le formazioni armate terroristiche anti israeliane. È responsabile Israele, che non s'impone su ONU e Stati Uniti per la ricerca d'una soluzione politica e per compiere vere e proprie rappresaglie dinanzi agli attacchi (terroristici) dei partiti armati arabi, fino al recente massacro senza precedenti nella storia umana, e che sempre secondo me fa il paio con la "soluzione finale" di ηαζιςτα memoria. Sono responsabili i singoli cittadini: gli arabi, che credono alle fandonie dei proprî governanti riguardo "combattere contro i nemici di Allah" (falsità totale, Israele ha sempre accettate trattative che vedano il rispetto della propria esistenza); gli ebrei, che tuttora urlano alla luna che «questa terra è nostra, Dio ce l'ha data» (no, il vostro dio non vi ha data né quella né nessun'altra terra: vi ha dato invece un palo grosso così, e ve l'ha infilato dove non si può dire).

Nota di cronaca: se qui in Europa si fa il tifo per Hamas, negli Stati Uniti si fa il tifo per Israele. È l'errore che fanno più o meno tutti i popoli: dare retta alla propaganda di regime, che a seconda degl'interessi sostiene l'una o l'altra parte. È il capitalismo, bellezza: e noi non ci possiamo fare niente.

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