Pubblicato qui: https://www.facebook.com/concetta.amitrano.3/posts/pfbid04PtV57asmd81KSxWqBf5A6PMMAW3CgY5pVkKRry5jxyXqmQacZ6H9DL1dnFktooil?comment_id=808260201727207 .
In Palestina ci sono mille e mille responsabilità, nelle
quali perfino io, che seguo la cosa da anni, trovo difficoltà a sbrogliare la
matassa:
1. secondo me (ma è solo un'opinione) la principale
responsabilità è dell'ONU: in qualità di ente /super partes/ rispetto agli
Stati, dovrebbe essa garantire la pace e costringere alla deposizione delle
armi eventuali contendenti. Invece l'unica cosa che fa sono chiacchiere: furono
chiacchiere la Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 (che non è mai stata vincolante; e allora, a che cosa cαzzσ serve: a lavarsi le
mani del problema?), sono tuttora chiacchiere le condanne nei confronti d'Israele
– tant'è che Benito Benjamin Netanyahu continua nel suo massacro, senza darsi
affatto pensiero di uomini o donne, anziani o bambini, sostenitori di Hamas o
semplici fellah;
2. la seconda responsabilità nella questione palestinese è
degli Stati Uniti, responsabili peraltro anche dell'inazione dell'ONU. Mi pare
che fu Donald Rumsfeld, ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti – difesa da
che cosa, mi domando; il quale disse che l'obiettivo degli Stati Uniti è di
rendere istabili le regioni d'interesse economico per l'Unione. La Palestina,
come tutto il Medio Oriente, è fornitore di petrolio agli Stati Uniti, sicché
la zona dev'essere istabile senza ripensamento alcuno: ecco spiegato
l'atteggiamento dei varî governi – perché come sappiamo tutti, la questione
palestinese si trascina da quasi ottant'anni, ed è assurdo pensare che in così
tanto tempo nessuno sia riuscito a dirimerla;
3. la terza responsabilità è del Regno Unito. Un vecchio
proverbio delle mie parti recita che "promettere e non mantenere, non
restano figlie da maritare": ecco, questo motto spiega che cosa abbia
fatto la Gran Bretagna per decennî. Ha cioè promesso a destra e a manca con la
più precisa convinzione di posticipare /sine die/ e di vedere mai realizzata la
fine del proprio mandato sulla Palestina.
Con gli accordi presi fra il leader hascemita arabo,
al-Husayn ibn ʿAlī, sceriffo della Mecca, e Sir Henry McMahon, alto commissario
britannico al Cairo, nel 1915/16, i britannici avevano promesso parte del
territorio dell'Impero ottomano agli arabi per realizzarvi un paese
indipendente, come contropartita per l'aiuto prestato dalla rivolta araba nella
lotta contro l'Impero turco-ottomano. Il territorio promesso non era
chiaramente definito e venivano esclusi territori presenti in "parti della
Siria che si estendono a ovest del distretto di Damasco, Homs, Hama e
Aleppo" in quanto "non possono dirsi puramente arabi". Non vi
era menzione della Palestina nei territori esclusi, fatto che fece ritenere
alla parte araba che questa sarebbe stata inclusa tra i territori compresi nel
loro stato.
Circa un anno dopo, nel 1917 i britannici stipularono un
accordo con i rappresentanti del movimento sionista, con la lettera ufficiale
scritta dall'allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord
Rothschild, in cui si prometteva agli ebrei un "focolare nazionale"
(National Home) in Palestina: «Il governo di Sua Maestà vede con benevolenza
l'istituzione in Palestina di una National Home per il popolo ebraico e farà
del suo meglio perché tale fine possa essere raggiunto, rimanendo chiaro che
niente deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi
delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina, né i diritti e lo status
politico degli ebrei nelle altre nazioni» (Lord Arthur James Balfour, 1917).
Ora, che cosa vuol dire esattamente "focolare
nazionale"? Non uno stato, ché altrimenti la parola esiste anche in
inglese; dunque, che cosa intendeva Lord Balfour? Il nulla, una promessa basata
sul niente;
4. da qui in poi, le responsabilità sono tante e
difficilmente ascrivibili per quantità e qualità. Sono responsabili gli Stati
arabi, che perseguono da sempre la più totale, cieca e completa abnegazione
all'obiettivo di "cancellare Israele dalle carte geografiche", al
punto d'aver scatenati ben tre conflitti armati contro quello stato e non
avendo ottenuta vittoria alcuna finanziano e sostengono le formazioni armate
terroristiche anti israeliane. È responsabile Israele, che non s'impone su ONU
e Stati Uniti per la ricerca d'una soluzione politica e per compiere vere e
proprie rappresaglie dinanzi agli attacchi (terroristici) dei partiti armati
arabi, fino al recente massacro senza precedenti nella storia umana, e che
sempre secondo me fa il paio con la "soluzione finale" di ηαζιςτα
memoria. Sono responsabili i singoli cittadini: gli arabi, che credono alle
fandonie dei proprî governanti riguardo "combattere contro i nemici di
Allah" (falsità totale, Israele ha sempre accettate trattative che vedano
il rispetto della propria esistenza); gli ebrei, che tuttora urlano alla luna
che «questa terra è nostra, Dio ce l'ha data» (no, il vostro dio non vi ha data
né quella né nessun'altra terra: vi ha dato invece un palo grosso così, e ve
l'ha infilato dove non si può dire).
Nota di cronaca: se qui in Europa si fa il tifo per Hamas,
negli Stati Uniti si fa il tifo per Israele. È l'errore che fanno più o meno
tutti i popoli: dare retta alla propaganda di regime, che a seconda
degl'interessi sostiene l'una o l'altra parte. È il capitalismo, bellezza: e
noi non ci possiamo fare niente.
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