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venerdì 30 novembre 2018

Sulle differenze tra i casi Boschi&Renzi e Di Maio

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/marcocalvo.it/posts/10217856011170622?comment_id=10217862236286246&reply_comment_id=10217862429891086&comment_tracking=%7B%22tn%22%3A%22R2%22%7D .

Il padre dell'ex Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento è finito nel mirino per il fallimento della Banca dell’Etruria di cui era vicepresidente. Al momento, nonostante le lacrime della figlia, dopo alcune archiviazioni l'uomo risulta ancora indagato per un ramo d’indagine riguardante la bancarotta, mentre pare chiusa con una multa all’erario – ma solo perché sotto una certa soglia – una faccenda di compravendita immobiliare che era finita nel mirino della Procura.
Quanto poi ai rapporti con Flavio Carboni, noto bancarottiere e massone chiamato in causa per risollevare le sorti della banca toscana, c’è poco da dire: siamo ancora in attesa di sapere perché, mentre l’istituto di credito affondava, trascinando con sé i risparmi di migliaia di famiglie, Pierluigi Boschi trattasse con lui. Cioè con uno che era accusato di appartenere alla P3. Alla faccia della noia.
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Se qualcuno pensa di mettermi in soggezione su lavoro in nero e condoni edilizi degli ultimi quarant'anni in Italia, o è un norvegese oppure ha ucciso tutti i parenti. Venti milioni di istanze di condono significano un italiano su tre, almeno un parente stretto in ciascuna famiglia. Quanto alle piccole imprese edilizie, tutte, in tutta italia, hanno assunto almeno un manovale in nero una volta. Si apre un cantiere con cinque persone, muratori, mastri e capocantiere. Tizio porta l'amico ad arrangiarsi qualche tempo come manovale; tanto il capocantiere ha quindici giorni per dichiararlo all'INAIL. Nel frattempo magari Caio ha trovato a cinque euro in più l'ora come intonacatore da un'altra azienda. Tutta Italia ha queste dinamiche, quindi sai che novità il padre di Di Maio.
Quanto a Luigi in persona: a parte accusarlo perché "non poteva non sapere" - gran bel paradigma, ebbene egli ha immediatamente prese le distanze dall’errore del padre, rendendosi disponibile a fornire alle Iene, autrici del servizio di cui tutti sappiamo, i documenti su questa vicenda, con la massima trasparenza possibile e nonostante gli avvenimenti non abbiano nessuna ripercussione sul Governo (ricordiamo che l'assunzione in nero è illecito amministrativo: in pratica basta pagare una multa). Al contrario, invece, di quelli che coinvolgono il padre della Boschi (e di Renzi).
In quei casi, infatti, parliamo di provvedimenti del governo Renzi&Boschi con cui sono state salvate le banche amiche di famiglia, quelle che hanno truffato migliaia di piccoli risparmiatori. Parliamo di depistaggi e intralci alle indagini, di omissioni e di inchieste ancora in corso su cui non viene spesa una parola. Insomma, parliamo di questioni di ben altra natura e gravità, da cui, per giunta, Maria Elena Boschi (e Matteo Renzi) non hanno mai preso le distanze.
Nessuno avrebbe mai fatto ricadere su Boschi figlia (e su Renzi figlio) le colpe dei rispettivi padri, se i due giovanotti non avessero giocato alcun ruolo in quelle vicende. Purtroppo la Boschi fece il giro delle sette chiese per salvare la Banca Etruria che stava per crollare in testa al babbo indagato (da un pm consulente del suo governo!), incontrando da ministra (ma non delle Finanze: delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento) l’ad di Unicredit, il vicepresidente di Bankitalia, il presidente di Consob e l’ad di Veneto Banca.
Lo scandalo Banca Etruria (e Consip) che coinvolge il padre della Boschi (e di Renzi) risale al periodo in cui la figlia (e il figlio) sedeva al governo della Repubblica Italiana, come ministra (e come premier). Pier Luigi Boschi fu addirittura promosso da membro del CdA a vicepresidente della banca aretina due mesi dopo che la figlia salì al governo. I casi di lavoratori in nero in una società di papà Di Maio, oltre a essere numericamente inferiori (i lavoratori furono poi messi in regola e risarciti), risalgono a diversi anni prima che Luigi diventasse vicepremier e ministro. Solo per la cronaca.
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Tratto da: https://www.facebook.com/frerspamer/posts/1873185212798026?hc_location=ufi .

Anche questa è una vecchia tattica dei ricchi e dei potenti quando si sentono sotto attacco e non possono negare i loro privilegi, abusi, corruzione (o neppure vogliono negarli): accusare chi li accusa di non essere senza macchia, un santo figlio e discendente di santi fino alla settima generazione. Sulla base del falso sillogismo che se due persone o gruppi sociali non sono perfetti, allora sono uguali. Ovviamente non è vero: giustamente Gesù disse che chi ha nell'occhio una trave non dovrebbe criticare chi nel suo ha una pagliuzza, ma non ha mai detto l'opposto. Solo giornalisti che prendono ordini direttamente dalle multinazionali che pagano la pubblicità e dunque i loro stipendi esagerati (parlo delle grandi firme dei quotidiani nazionali o dei tg e delle insulse celebrity televisive) potevano trasformare la vicenda degli operai in nero della piccola impresa del padre di Di Maio in un caso da sbattere in prima pagina e tenercelo indefinitamente.
Ma quando una situazione si verifica troppo frequentemente non basta biasimare chi la provoca; bisogna correggerla, introdurre leggi che la rendano impossibile. Nella fattispecie i provvedimenti che il M5S dovrebbe prendere al più presto sono tre: 1) Riformare il sistema tributario, a diminuire la pressione fiscale sui piccoli e medi imprenditori e toglierli dalla necessità di evadere o lavorare in nero, in modo da rompere la loro sciagurata e suicida alleanza con le multinazionali e i milionari (che invece vanno pesantemente tassati e puniti penalmente alla minima infrazione). 2) Riformare il sistema dell'informazione proibendo le concentrazioni editoriali e stabilendo dei drastici tetti agli introiti pubblicitari; nel senso che i quotidiani o telegiornali che non possono mantenersi con le vendite o gli abbonamenti (o sussidi pubblici: io sono favorevole), che chiudano. 3) Essenziale: fondare un giornale e possibilmente un telegiornale di partito, autorevole e di parte, a contrastare la disinformazione liberista; la rete non è assolutamente abbastanza.
È una lotta dura e contro avversari senza scrupoli e pieni di soldi. Non ci possiamo permettere debolezze ma soprattutto non possiamo permettere che le regole del gioco continuino a stabilirle loro.
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Tratto da: https://www.facebook.com/antonio.codari/videos/10215699655798286/ .

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