> siete andati a votare
> a tutti i referendum
> fatti fino ad ora?
Sì. Per più motivazioni:
A. perché un referendum non è un voto a un partito o a un sindacato: è un voto pro o contro una legge. Tant'è che mi è anche capitato di non votare alcun partito, quando è successo che nessuno mi rappresentava; ma un referendum non è un voto per qualcuno, è per qualcosa;
B. perché è vero, i sindacati hanno smesso di fare gl'interessi dei lavoratori dalla metà degli anni Settanta¹; ma se un provvedimento è giusto, io voto il provvedimento. Poi prenderò a pernacchie il sindacato, il partito, l'ala politica; spiegando che una rondine non fa primavera neanche in politica.
1a. Le tre confederazioni sindacali, per iniziativa soprattutto di Luciano Lama, sancirono al Palazzo dei Congressi dell'Eur a Roma, a conclusione della conferenza nazionale dei consigli generali e dei quadri di CGIL, CISL e UIL (12-13 febbraio 1978), un cambiamento di linea, noto come la “svolta dell'EUR”, proponendo un contenimento salariale in cambio di una politica economica che sostenesse lo sviluppo e difendesse l'occupazione (ma anche la chiusura dei consigli di fabbrica che erano, a tutti gli effetti, espressione della volontà dei lavoratori). I politici "miglioristi", come furono subito dispregiativamente etichettati, avevano come leader Giorgio Napolitano (in seguito Presidente della Repubblica Italiana), affiancato da Gerardo Chiaromonte ed Emanuele Macaluso.
Questa linea politica, che si estendeva all'assenza di dialogo con le forze della sinistra extraparlamentare, espose Luciano Lama e scαgnοzzι a dure contestazioni; come quella del 17 febbraio 1977, quando, in occasione di un comizio all'Università "La Sapienza" di Roma, gli studenti, consci della virata politica del sindacato, gli impedirono di parlare, colpendolo con una sassaiola e sequestrando il palco, e lo costrinsero ad allontanarsi sotto la protezione del servizio d'ordine della CGIL. Tale episodio è passato alla storia come la "cacciata di Lama", ed è stato citato da Fabrizio De André nella canzone "Coda di lupo".
Come avevano previsto gli studenti, l'occupazione non fu difesa, ma il contenimento salariale rimase tutto nelle tasche degl'imprenditori. Nel settembre del 1980 la Fiat procedette al licenziamento di 14.000 lavoratori e all'immissione unilaterale in cassa integrazione di 23.000 lavoratori.
La CGIL e il Partito Comunista di Enrico Berlinguer (che morì nel giugno del 1984) raccolsero le firme per il referendum abrogativo del “decreto di San Valentino” (voluto dal governo Craxi) che provvide al taglio di quattro punti di scala mobile; il referendum, che si svolse nel 1985, non raggiunse il quorum. Sì, anche l'astensione è una forma di voto: in favore dei padroni.
1b. Quando alla fine degli anni Ottanta si costituirono i Comitati di Base, ovvero formazioni sindacali indipendenti da mamma CGIL, essa corse ai ripari facendo promulgare dai suoi rappresentanti politici la Legge 12 giugno 1990, n. 146: «Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali…» (più altre norme successive, come la Legge 11 aprile 2000, n. 83), con il fine di limitare appunto l'arma principale del sindacalismo, cioè lo sciopero: preavviso, garanzia dei servizî minimi, Commissione di Garanzia, servizî pubblici essenziali (come la scuola, diventata essenziale come un ospedale o una Caserma dei Pompieri) e altre amenità.
Quando è arrivato il governo avverso, la CGIL ha ululato all'ostacolazione dell'attività sindacale da parte del governo fαscιstα, e ha lanciato uno sciopero di protesta. Quando il sindacalista CGIL della mia scuola m'è venuto a recitare il rosario (diritti, lavoratori, stipendî – compagni no, ha giustamente evitato di usare questa parola), gli ho ricordato che cosa avesse fatto il suo sindacato al mio sindacato; e gli ho chiaramente risposto che la legge è legge, e dev'essere rispettata.
Quando ha cominciato a parlare di contestazione a una legge ingiusta, io gli ho chiesto sia chi l'avesse promulgata (Governo Amato II, lo stesso Giuliano Amato dei prelevamenti forzosi dai conti correnti dei cittadini nel 1992) sia chi l'avesse fortemente voluta. Ho concluso che io non avrei fatto alcuno sciopero per difendere il "suo" sindacato, e che se veramente egli avesse voluto fare gl'interessi dei lavoratori avrebbe dovuto cominciare a protestare prima, quando le leggi liberticide furono promulgate: oggi è troppo tardi per essere ancora credibili.
Tanto per precisare che si può benissimo lottare per la giustizia ed andare contro i traditori dei lavoratori.
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