> ma è davvero questo che vogliamo
> trasmettere ai giovani?
Da un punto di vista "democratico", cioè se analizziamo la risposta dell'elettore medio, ebbene sì. La maggior parte degl'insegnanti è pιgrα, εgσιstα, vιglιαccα: hanno ottenuto il posto grazie all'intercessione del sindacato (ormai da tempo cinghia di trasmissione dei partiti, a loro volta prσnι ai desiderî del pσtεrε εcσnσmιcσ), si limitano a fare ciò ch'è scritto nel programma e per tutto il resto chεmmεfrεgα.
Perfino durante il blocco delle assunzioni del personale la maggior parte ha taciuto, nonostante si trattasse di loro potenziali colleghi: meglio così, meno siamo più soldi guadagniamo – anche se poi ovviamente i governi hanno tagliati anche i fondi alla scuola (ma dai! chi se lo sarebbe potuto aspettare?!). Ma essi, niente: poco guadagno, poco faccio e di tutto il resto chεmmεfrεgα.
Il risultato è che gli studenti sono felici di far poco, i genitori sono felici ché così «il mio bambino non si stressa» (bambino?!) e il diploma ce l'hanno tutti. Nel frattempo il programma di storia si ferma al 25 aprile 1945 – e tutti vissero felici e contenti, il programma di letteratura si ferma ad Alessandro Manzoni e alla cαntιlεnα del 5 maggio, e il programma di matematica ignora la trigonometria.
Mi voglio sincerare che sia chiaro che secondo me il problema è di tutta la società; la quale si comporta come colui che prεcιpιtα dal trentesimo piano e a ogni piano si ripete "fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene..."; in attesa dello schιαntσ a terra. E noi, che della conoscenza abbiamo fatto il nostro fine di vita, «ci troveremo come le star – a bere del whisky al Roxy Bar»: soli, sconsolati e delusi.
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