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martedì 25 luglio 2023

Sull'adozione d'una gatta anziana

Pubblicato qui https://www.facebook.com/RepartoPsichiatricostanzan.47CIM2.0/posts/pfbid0Ca8gtYofp36QW7yQgvCQjKLypAw88P1brJ2DFXrAgkP95HGnXafbhnUd5tZseeQel?comment_id=1675424046215274 e qui https://www.facebook.com/stefano.stronati.66/posts/pfbid06GPUSaZLry4oz8KsMuoqwxMonEJ85TGrF8eNmKrFMxD5tTSet3hzeQuHAhuiKKAQl?comment_id=957348922016441 e poi qui https://www.facebook.com/ILSALENT0/posts/pfbid0pHR3DKSiM5uaYEcLG3K4UKcLekHK8YpD7PTbTikdY2zT7X5sBtoospk9dBCjSqTol?comment_id=984342810186351 .

Sono riuscito a convincere i genitori, miei amici, a prendere in casa una gatta anziana, spiegando loro quanto un animale e un bimbo riescano a comunicare anche senza parlare; che sarebbero diventati ottimi amici, che mamma gatta sarebbe diventata una parente acquisita, dai dai dai prendi una gatta anziana.

Insomma, alla fine a casa è arrivata Lalla. In un primo momento la gatta ha reagito con cautela e il bimbo ha reagito con paura; ma dopo che la gatta a poco a poco ha presa confidenza con la casa, e un attimo, solo un attimo dopo che il bimbo ha carezzata la gatta, questi ha immediatamente cambiato atteggiamento. Tocca una volta, tocca due, e accarezza, e guarda; finché mamma gatta si è strusciata sul volto del bimbo.

Più che stupore, più che meraviglia, più che sorpresa il bimbo ha avuta una vera e propria rivelazione. Quella sensazione delicata, quella carezza dolcissima, quella novità unica nella sia pur breve vita sua si sono trasformate in due occhioni spalancati verso la propria madre, la bocca aperta, il respiro quasi fermo: una vera immagine angelica. Adesso descrivi con parole tue che cosa sta dicendo tuo figlio, dico alla madre.

Da quel momento è stato uno spettacolo allo stato puro. Bimbo che chiama mamma gatta, mamma gatta che risponde (sì, risponde) miagolando, e torna indietro, bimbo che rimane nuovamente estasiato, mamma gatta che accarezza ora di qua, ora di là, bimbo che ride per il solletico dei baffi, mamma gatta che fa finta di allontanarsi; e bimbo che torna a chiamarla, e il gioco riprende. Adesso però divento gelosa, mi risponde la madre: a me così non ha mai né guardato, né parlato.

E lo spettacolo continua: bimbo che dorme con mamma gatta tutta notte senza svegliarsi; mamma gatta che diventa un puma furioso qualora una sconosciuta zia prova ad avvicinarsi senza autorizzazione – ma basta l'intervento di mamma madre per spiegare tutto a mamma gatta; bimbo che offre cibo a mamma gatta e mamma gatta che lecca le ditina di bimbo (e bimbo che ride); bimbo che ha imparato a giocare con mamma gatta (bastoncino – filo da pesca – gomitoletto di lana agitato davanti e mamma gatta che lo cattura di scatto) e bimbo che ride talmente forte che, mi spiega la madre, i vicini sono venuti a chiedere che cosa fa tanto ridere il bimbo.

Quanti bimbi avrò visti nella mia esistenza? e quanti gatti? Eppure che sorpresa vedere quegli occhî, quella bocca, quell'espressione del bimbo; eppure quanto può essere bello osservare nuovamente che bimbi e animali comunicano, con un codice tutto loro; eppure quale delizia per l'animo sentire bimbo che ride a crepapelle.

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