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giovedì 30 marzo 2023

Sull'antitesi tra religione e psicologia

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/concetta.amitrano.3/posts/pfbid0BveoPPbK9yoBL9avLY9GSQ84rSNM7DkRTje7gsUezYD4xHMr4ttf38pA1SXPTrUol?comment_id=1377323883090687 .

> la religione ripudia la psicologia

... essenzialmente perché al tempo della nascita e formazione delle religioni la scienza e peggio ancora la psicologia erano totalmente ignote, perciò l'essere umano interpretava i comportamenti unicamente alla luce della propria responsabilità personale.

A questo aggiungiamo il pensiero di Aristotele, che immaginò la Divinità immobile, eterna e immutabile: da ciò discende il fatto che la parola di un vecchio pastore di 3500 anni fa sia ancora considerata sacra, nonostante gli avanzamenti scientifici che ne hanno dimostrata la fallacia (l'omosessualità è "abominio" Lev 18:20).

Infine le ipotesi specifiche dei latori della religione tra cui l'immarcescibile "la sofferenza avvicina a dio", al punto che Madre Teresa NON curava le povere anime cadute nelle sue grinfie perché esse avrebbero dovuto provare la sofferenza che la divinità avesse previste per loro.

Stanti questi principî, sacri eterni e immutabili, e le relative osservazioni successive, che hanno dimostrata la fallacia di tante ipotesi religliose spacciate per divine, diventa comprensibile la reazione popolare di abbandono della comunità religiosa e della fede.

Nello specifico della comunità religiosa,

> il "porgi l'altra guancia"

può essere visto come l'estrema conseguenza della sottomissione al vertice politico del gruppo, sfruttando il fatto che vero o falso, reale o fantasioso, concreto o immaginifico che sia, il divino non si è mai pronunciato in favore o contro determinate pratiche.

Post scriptum: ripenso all'uso dell'evirazone dei piccoli ospiti dei brefotrofî, i quali essendo nati fuori da regolare matrimonio o comunque essendo stati abbandonati dalla madre erano perciò privi della dignità invece riconosciuta ai figli di coppie 'regolari'. Nessuno mi convincerà mai che ciò fosse gradito alla divinità, né che fosse umanamente accettabile menomare in quel modo dei poveri bambini, colpevoli unicamente di essere nati dalla parte sbagliata della società.

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