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martedì 1 giugno 2021

Sul caso Ginevra Pantasilea Amerighi

 Pubblicato qui: https://www.facebook.com/photo/?fbid=4050431638346318&set=a.111478105575044&comment_id=4052155511507264 .

Quanto può essere profondo il buio; il buio che genera mostri, il buio che li nasconde ai nostri occhî, il buio che ce li fa comparire senza che noi si abbia il tempo di capire, di difenderci, di reagire.

Ginevra ha incontrato tutto questo, in un cammino di discesa all'inferno che sembra essere sempre più profondo: ha prima incontrato un uomo, si è innamorata, ha fatto con lui una figlia; poi ne ha subita la possessione, le intimidazioni, la violenza; infine, quando è riuscita ad allontanarlo da sé, ha scoperto chi fosse davvero l'uomo, una belva già più volte denunciato dalle sue ex conviventi.

Sarebbe bastato questo per dipingere un buio profondo, cupo, spaventoso; ma come ho detto, la discesa all'inferno sembra essere infinita. Nonostante che l'uomo sia stato condannato in primo grado per lesioni, davanti il Tribunale dei Minori inizia la battaglia legale per l'affidamento della bimba. L'avvocato del padre chiede una perizia psichiatrica su Ginevra. La diagnosi è quella di "tratti istrionici e prognosticati comportamenti imprevedibili nel futuro". Vuol dire tutto e niente: chiunque potrebbe dar luogo a "comportamenti imprevedibili", magari (!) davanti a un evento imprevedibile.

Ora: il Tribunale, in via cautelativa, ritiene che sia il caso di allontanare la figlia da mamma Ginevra: è un gesto comprensibile, che però sbiadisce quando la bambina è affidata al padre, come se l'uomo fosse più che sano di mente. Il provvedimento è 'provvisorio', ma curiosamente è rimasto tale fino a oggi: sei anni dopo il provvedimento Ginevra presenta un’istanza al Tribunale dei Minori per rivedere Arianna, ma per due anni non arriva risposta, neanche dopo la condanna dell'ex compagno. Dopo l’ennesimo articolo su un giornale, il Tribunale manda gli assistenti sociali a casa di Ginevra e nella scuola in cui insegna, per controllare le sue condizioni di vita.

Inutile dire che sul posto di lavoro Gineva sia lodata per "spontaneità e trasparenza", gli stessi assistenti annotano come la donna "è persona responsabile, obbiettiva, con un pensiero lineare e critico" e che "non presenta turbamenti o idee prevalenti o disturbi anche di lieve entità che possano giustificare una indagine psichiatrica": nel curruculum "non ha mai riportato note di demerito, richiami o problemi di alcun tipo con bambini, colleghi o genitori". Nessun tratto istrionico, nessun comportamento imprevedibile.

Dopo nove anni Ginevra continua la sua battaglia, ha scritto anche lettere al Papa e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per rivedere Arianna. Mi domando ancora quanto può essere profondo il buio: com'è possibile che un Tribunale, in una situazione così difficile come quella di Ginevra, impieghi più di nove anni per dirimere la questione. Oltre alla sofferenza della madre, penso alla sofferenza della figlia: mi domando se il Tribunale, gli assistenti sociali e chiunque sia coinvolto siano coscienti delle conseguenze delle proprie azioni.

Infine, mi auguro (perché ormai so per quanta parte il denaro faccia andare l'acqua alla fonte) che nessuna 'distrazione' sia intervenuta per deviare il corso della Giustizia: sarebbe un 'vulnus' devastante, sia per Ginevra sia per tutte le donne, i bambini, le fasce sociali più deboli che abbiano subite violenze, angherie, ingiustizie: chi si fiderebbe più a denunciare, se corre il rischio di diventare vittima anche delle istituzioni. Allora sì, il buio sarebbe davvero senza fondo.

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