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sabato 18 aprile 2020

Sullo sfruttamento lavorativo dei minori poveri

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10156735723632504&id=189656857503&comment_id=10156735857532504 .

Ora: Iqbal Masih nacque in Pakistan, e altrettanto pachistani erano i suoi genitori, i suoi aguzzini, i suoi assassini. Tuttavia, gran parte del materiale prodotto in quei paesi (perché lo sfruttamento della manodopera minuta è una piaga di tutto il terzo mondo e finanche una parte del mondo nostro, il che vuol dire la quasi totalità del pianeta), dai tappeti ai palloni da calcio fino al materiale elettronico quali telefoni, elaboratori, centraline eccetera è esportata nei paesi ricchi: gli acquirenti siamo noi.

Siamo noi che da una parte pretendiamo di acquistare quel materiale sotto costo, dall'altra piangiamo lacrime di coccodrillo dinanzi al povero! bambino sfruttato; siamo noi che buttiamo, perché dopo due anni l'apparecchio è vecchio; siamo noi che facciamo sfoggio di una quantità assurda, inutile, avvilente di gadget iper tecnologici, status symbol della nostra solitudine più che della nostra ricchezza – perché il vero ricco non ostenta: chi ostenta è e rimane prima d'ogni altra cosa un cafone (a Roma si chiamano "pidocchî rifatti").

È evidente che in questo discorso qualcosa non vada. Abbiamo raggiunti livelli di conoscenza altissimi, siamo in grado di concepire equazioni matematiche complesse, la nostra mente è in grado di ragionare su valori praticamente infiniti; ma siamo rimasti un branco di scimmie. La televisione, e sua madre la radio, erano nate per unire le genti del pianeta; col tempo la seconda è diventata strumento di propaganda dei regimi dittatoriali, la prima peggio! dispensa imbecillità come se piovesse. Cantanti mediocri sono elevati a star internazionali, lo sport è sempre più valvola di sfogo dei peggiori comportamenti, i salotti televisivi propongono modelli che più artificiali, evanescenti, piagnucolosi sarebbe impossibile.

Ecco, per esempio: il povero Iqbal potrebbe essere la leva per proporre un modello sociale più sobrio, austero, pacato; mangiare meno, buttare meno, urlare meno. Ma come ha detto anche Francesco Guccini intervistato in radio a Un giorno da pecora https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/musica/2020/04/13/guccini-dopo-pandemia-non-saremo-migliorinon-impariamo-mai_4043d024-08d7-4161-a402-8556fcf21a88.html , "anche dopo l'11 settembre si diceva che sarebbe cambiato tutto ma non è cambiato nulla", perché "è nella natura umana il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre"; e ormai è anche convinzione mia che, quando sarà passata l'attuale pandemia, torneremo a sfoggiare il nostro bagaglio di gadget, sempre più nuovi, sempre più costosi, sempre più tristi.

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