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domenica 2 febbraio 2020

Sulla sorveglianza dei figli

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/groups/doppiostandardcommunity/permalink/1482720628544573/?comment_id=1483345085148794 .

Quando andavo alle superiori i miei genitori erano già separati; perciò, dovendo mia madre lavorare, mi firmava una giustificazione di assenza e un permesso d'entrata in ritardo, da usare al momento: l'unico mio obbligo era dare conto ogni volta che ne usassi uno. Ebbene, in cinque anni non ho mai fatto filone; e quando, al quinto anno, giunse una comunicazione dalla scuola per le mie numerose assenze, mia madre in persona andò a parlare col preside spiegando per quanta parte io la dovessi sostenere in quella situazione.
Qualcuno potrebbe pensare che io sia un'eccezione: può darsi. Oggi lavoro come assistente di laboratorio in un liceo: ebbene, nel mio laboratorio nessuno ha mai rubato qualcosa. Abbiamo una collezione di film in DVD, da vedere (in aula tramite la Lavagna Interattiva Multimediale) in lingua straniera – ma che prevede anche la lingua italiana, perciò potrebbero essere prede ambite: ebbene, i ragazzi vengono, prendono, segnano il proprio nome sul registro e alla fine dell'ora riportano. Tutti. Sempre.
Spiego però ai ragazzi il valore del bene comune: se in questo laboratorio accedono trentadue classi, vuol dire che su quest'elaboratore (computer) lavorano trentadue persone; e se qualcuno danneggia quest'elaboratore ebbene non danneggia l'insegnante, che al limite riporterebbe la classe in aula e lì farebbe lezione; men che mai danneggia il tecnico, che si limiterebbe a redigere una relazione di guasto e poi qualche santo provvederà. No, chi danneggia quest'elaboratore danneggia gli altri trentuno studenti. In quindici anni ho dovuto segnalare un, ripeto un solo unico caso di danneggiamento; e mi sento realizzato, non certo fortunato
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Per questo dico: nessun metodo è perfetto, se è vero che papà Carlo Donat-Cattin fu parlamentare democristiano e suo figlio Marco fu terrorista rosso; ma spiare il ragazzo è un metodo fallimentare. Introduce cioè il sospetto, il falso, la prevaricazione nel dialogo con il figlio; e induce all'imbroglio, alla mistificazione, al tradimento.
Il metodo migliore è innanzi tutto sabilire le regole /a priori/: io sono tuo padre, il mio compito è quello di farti diventare adulto. Le mie regole sono queste, e ti spiego perché sono queste: ne discutiamo, troviamo un punto d'incontro con le tue necessità di libertà, movimento, azione. Una volta stabilite le regole, dobbiamo verificare assieme che queste regole siano osservate: ogni tanto c'incontriamo, parliamo, ci diciamo che cosa non va, correggiamo la rotta; e proseguiamo così.


P.s.: è come quando vogliamo insegnare ai ragazzi il valore del denaro. La paghetta settimanale permette al giovanotto di comprendere che la sua libertà di spesa è limitata; imparerà così sia per che cosa conviene spendere, sia a risparmiare per poter avere un gruzzolo più grande per fare, appunto, cose più grandi. Poi è ovvio che gran parte di quei soldi si perderanno in alimenti spazzatura, stupidaggini e cose inutili; ma il ragazzo /deve/ avere l'opportunità di sbagliare, proprio per capire che cos'è sbagliato ed evitare di ripetere lo stesso sbaglio più volte. 😉

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