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mercoledì 18 settembre 2019

Su che cosa sia per me il futuro

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10156190432942504&id=189656857503&comment_id=10156196001882504 .

Vi avverto: questa è una risposta madida di negatività, delusione, rancore.

> oggi, cos’è per te il futuro?

Niente. Oggi non mi aspetto (più) nulla di positivo dal futuro, e ciò per tante, troppe motivazioni per far anche soltanto finta di credere ancora nel futuro:

  1. prima tra tutte, perché l'Italia è un paese rimasto nel medio evo, con i Guelfi e i Ghibellini pronti a darsi battaglia l'un contro l'altro armati; e quando ben bene i Guelfi vincono la guerra, ecco che si tornano a separare tra Guelfi bianchi e Guelfi neri – e Dante Alighieri è nuovamente costretto ad andare a morire a Ravenna;
  2. perché stiamo tanto a parlare di democrazia, futuro, donne, sviluppo, largoaiggiovani (!) senza accettare che il nepotismo, la sottomissione al dittatore, la stasi civile, sociale, economica sono parte degl'italiani. L'abbattimento del governo liberale savoiardo prima, del fascismo dopo, del pentapartito democristiano dopo ha solo cambiati i gerontocrati, ma il nepotismo è ogni volta rifiorito con lo stesso vigore, con la stessa pervasività, con la stessa accettazione da parte della popolazione civile, perché «è sempre stato così», e poi perché una "spintarella" si trova sempre;
  3. la cosa è talmente tanto vera che ormai perfino i giovani hanno smesso di credere nel futuro. Chiunque abbia un minimo di coscienza storica sa bene che la generazione precedente alla mia, scomparso il fascismo che aveva occupati tutti i posti di potere, tutte le posizioni di comando, tutti i gangli dello stato, ha provveduto immediatamente a sostituirsi a esso, uno a me uno a te uno a lui che fanno tre; la mia generazione (ho cinquantatré anni) ha pacificamente accettata questa situazione, ne sono certo perché c'ero; la generazione successiva ha trovati tutti i "buchi" tappati a causa della crisi economica (che dura ormai da almeno trent'anni, dimostrazione conclamata ch'essa sia stata usata come scusante per tarpare le ali alle nuove generazioni prive di un "lignaggio" politico sicuro) perciò essa rinuncia alla famiglia, alla prole, alle radici ed emigra, oggi come emigrava nel dopoguerra, come emigrava nei primi anni del secolo passato; perché «è sempre stato così», e mica possiamo aspettare che la situazione cambi, ci vorranno secoli e nessuno ha tanto tempo da sprecare;
  4. e io? Io sono stato (sì, lo ammetto) più stupido di tutti gli altri. Ho creduto a ogni bugia, a ogni favola, a ogni ipocrisia che mi furono propinate negli anni, salvo poi dover accettare la realtà quando ormai era troppo tardi: https://www.facebook.com/189656857503/photos/a.10150693760782504/10152241952947504/?type=1&theater . Il risultato è stato la solitudine, lo scarto, il rifiuto finanche di un affetto, perché chi cavolo vuole avere vicino una persona coerente, determinata, orientata davvero contro il sistema. Uno stupido!

Mi spiego con un solo, piccolo esempio: ho fatto sindacato per quindici anni – sindacato indipendente, combattivo, risoluto. Quante notti ho passate sveglio a redigere articoli, fotocopiare volantini, imbustare documenti e tanto altro. Finalmente, nell'Istituto dove all'epoca lavoravo un giorno riesco a ottenere un risultato eccezionale – oggi è legge, all'epoca bisognava contrattare che il trenta per cento del Fondo d'Istituto fosse destinato in prima battuta al pagamento delle prestazioni lavorative del personale non insegnante della scuola (c.d. ATA: io sono un tecnico di laboratorio). Il giorno dopo scopro che al contrario i colleghi si andavano a mettere d'accordo con il direttore amministrativo, nella speranza di "fottere" il prossimo, il collega, l'amico. Fu l'ultima goccia: da quel momento mi promisi che avrei smesso di fare sindacato.
Arrivata la fine dell'anno scolastico, queste facce toste si azzardarono perfino ad alzare la voce: ecco, non ci stanno pagando niente, ma il sindacato che fa? Niente: vi siete andati a mettere d'accordo con la direzione alle mie spalle, adesso andate a chiedere alla direzione. Ah, be', sì, è vero, ma noi, veramente… Ecco, bravi: fate silenzio. Inutile dire che da allora si sono susseguiti una caterva di provvedimenti antisociali: blocco del turnover, blocco delle assunzioni, blocco degli stipendî e trasformazione delle classi in pollaî. La politica riuscì addirittura a ottenere la cancellazione della scala mobile, quest'ultima con un referendum che dimostrò così la piena sudditanza dell'italiano generico medio al proprio padrone: perché la scala mobile è uno strumento vecchio, è obsoleto, frena l'economia – tutte menzogne anche molto facili da smascherare, ma che cosa t'importa, tu vota, tanto poi vedrai che una "spintarella" si trova sempre.

P.S.: per dimostrare che non è da oggi che scrivo queste cose: https://moustafa-alsallahd.blogspot.com/2012/10/le-24-ore-settimanali.html .


P.S.: Ennio Flaiano, giornalista e scrittore, così definì la "dittatura all'italiana": "Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre. Le madri sono generalmente fasciste".

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