Tuareg

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venerdì 16 agosto 2019

Sulla natura "contro natura"

Postato qui, in due parti; la prima parte: https://www.facebook.com/mammalesbica/posts/2276906032359336?comment_id=2281586871891252&comment_tracking=%7B%22tn%22%3A%22R%22%7D .

Per alcuni soggetti la risposta è totalmente, assolutamente e incontrovertibilmente *sì*: la natura può benissimo andare contro natura. Mi spiego.
Ovviamente, non bisogna partire dalla natura: ché altrimenti, tutto il discorso perde di significato. Se io partissi dalla natura, dovrei per forza partire dall'osservazione di ciò che avviene in natura, e stabilire così a priori che la natura è la natura. Tuttavia, come la filosofia insegna i punti di partenza possono essere molteplici: perciò, se io per definire la natura /non/ parto dalla natura, ecco che il resto del discorso assume tutt'altra parametrazione; perciò sì, la natura può essere contro natura.
Piccola spiegazione, prima di proseguire. La realtà è la parte materiale dell'esistente; la verità è l'interpretazione della realtà, di conseguenza (in teoria...) essa dovrebbe dipendere dalla realtà. Purtroppo questi due semplicissimi assurti sono talvolta dimenticati, con la stupenda conseguenza che la verità arriva perfino a surclassare la realtà, per quanto ciò possa apparire assurdo.
Esempio classico è il mezzo bicchiere d'acqua – realtà: in questo caso il bicchiere potrebbe essere mezzo pieno o mezzo vuoto – verità. Oppure, l'acqua potrebbe essere sufficiente, o tanta, o poca, o troppa. Tutte queste sono verità, che ovviamente dipendono dall'osservatore: se è assetato, se deve sciogliere dentro l'acqua il suo citrato eccetera. La realtà, al contrario, rimarrà sempre la stessa: nel bicchiere ci saranno sempre gli stessi cento millilitri d'acqua.
Ci sono decine di esempî: che cos'è la pioggia – realtà? è acqua, com'è acqua quella ch'è in terra? È la stessa acqua che è in terra, o è altra acqua? Se fosse la stessa acqua ch'è in terra, come farebbe essa a cadere dall'alto, se per sua natura (eccola!) essa cade verso il basso – realtà? che cosa permetterebbe all'acqua di andare verso l'alto, e perché successivamente essa ricade verso il basso? Sempre se l'acqua del cielo è la stessa acqua della terra, cosa che ancora non abbiamo accertata.
Andando avanti la situazione diventa sempre più complicata, perché ovviamente i sensi umani sono in grado di percepire (e la mente è in grado di accettare, vedremo più avanti) solo alcune parti della realtà, ma non /tutta/ la realtà: l'acqua che cade sulla terra la rende fertile, perciò un motivo che spiega la pioggia esiste... o quasi: anche questa è solo una verità. Perché l'acqua cade copiosa qui, ma cade scarsa nel deserto – realtà; quindi la caduta della pioggia /provoca/ la fertilità della terra, al contrario del ragionamento precedente dove il bisogno della fecondità giustifica la pioggia.
Mi fermo qui perché, purtroppo, l'enorme capacità di elaborazione del cervello umano permette mille e mille visioni diverse della stessa realtà: il risultato è che, paradossalmente ma realisticamente, la realtà potrebbe benissimo non esistere – l'acqua nel deserto, ma io potrei rivendicare che questa è la verità perché è ciò che vedono i miei occhî, o meglio percepiscono i miei sensi.
Le risposte che per lungo tempo sono state date alle domande sull'esistenza sono state principalmente di tipo religioso: per l'essere umano dell'epoca, almeno fino alla definizione del metodo scientifico da parte di Galileo Galilei nel XVII Secolo, alcune realtà potevano essere spiegate unicamente grazie all'esistenza di entità invisibili, dotate di poteri eccezionali. Tornando alla pioggia, gli Ebrei credevano che Yahweh prendesse l'acqua dalla terra e la portasse nel cielo, tant'è ch'essi temevano il diluvio universale quale punizione che la divinità avrebbe potuta irrogare nei confronti dell'umanità tutta.
Andiamo avanti. È abitudine umana creare, diciamo così, delle etichette personalizzate con cui identificare, ordinare, catalogare la realtà che lo circonda: le categorie. Che cos'è un essere umano? Un animale, un essere ragionevole, uno spirito incarnato? E ancor prima: che cos'è la vita, come si origina, che cosa rende viva la materia? Sono domande che l'uomo si porta avanti da millenni, e a cui tuttora cerca di dare una risposta; talvolta andando anche oltre la semplice realtà (materialità) delle cose.
Ora, senza indagare eccessivamente su questioni che esulano dal nostro argomento. L'osservazione della realtà ha suggerito che l'esistenza dei due sessi fosse finalizzata a compiti diversi: la femmina per la generazione e l'allevamento della prole; il maschio, anche grazie alla maggior muscolatura, per la caccia e per la guerra. Ora, è vero che la donna genera la prole – realtà, ed è anche vero che l'uomo concorre a questa generazione – realtà, ma specialmente la seconda è acquisizione recente, circa diecimila anni, quando cioè l'uomo scoprì che le sole vacche non partorivano vitelli; cosa che tolse alle donne l'aura magica di "creatrice della vita", e col tempo la ridusse a mero contenitore del nascituro. Prima d’allora, la donna molto semplicemente "creava" neonati.


Come per altri argomenti, gli uomini hanno fatto dire alla divinità tante cose: in particolare, Yahweh è il dio creatore, ha creato il maschio e la femmina e ha stabiliti (etichettati) i ruoli a essi assegnati (ci sarebbero da dire tante cose riguardo all'evoluzione del mito di Yahweh, a cominciare da Zardusht o Zoroastro che dir si voglia; ma lo faremo in un altro momento). E, come ben sappiamo dal Vecchio Testamento, il creatore è "un dio geloso" (De 4:24 et al.), perciò chiunque manca di seguire le regole da lui ordinate rischia d'incorrere nella sua ira, che sappiamo essere particolarmente violenta (per dirne una: Lev 10:1-2). Da qui scaturisce l'avversione contro qualsiasi altra forma d'unione che esuli dall'unica che gli uomini hanno statuito essere stata stabilita da Yahweh.
Peccato che il Pentateuco fu scritto circa tremila e duecento anni or sono, e che da allora si sono susseguite una lunga sequenza di scoperte che hanno fatto comprendere per quanta parte la parola di Yahweh fosse in realtà la parola di Moshé: una delle scoperte più strabilianti furono i due continenti d'oltre oceano, l'America settentrionale e l'America Meridionale, dove peraltro vivevano degli esseri che anche da un giudizio sommario sembravano proprio essere uomini. Certo, ci sono state lunghe discussioni in merito: possibile che nella Bibbia queste grandi terre fossero assenti? e quante altre terre mancavano all'appello (l'Australia)? e gli esseri che vivono in quelle terre, potevano essere definiti uomini pur essendo eserni alla genesi di Noach successiva al Diluvio Universale (Semiti, Camiti e Iafeti)?
Attualmente anche le religioni abramitiche più "oltranziste" ammettono che gli Amerindi e gli aborigeni d'Australia sono esseri umani; al contrario, riguardo al tema della sessualità la più gran parte dei credenti rimane su posizioni inamovibili. Perfino gli Ebrei si sono aperti alle forme di sessualità extra bibliche: https://www.tpi.it/2019/07/16/lisa-grushcow-rabbina-gay-divorziata/ , nonostante che tradizionalmente i ministri del culto siano maschî; i cattolici, ahimé, rifiutano la pur evidente realtà che si può essere benissimo privi di qualsiasi contatto con la Parola-con-la-P-maiuscola e vivere felici – appunto, gli Amerindi e gli aborigeni d'Australia, così come si può essere buoni padri di famiglia e onesti lavoratori timorati di dio e al contempo gestire i campi di sterminio (per i cattolici: i nazisti austriaci si definivano vostri correligionarî, lo scrivo per evitare malintesi).
Purtroppo la fede nell'esistenza delle entità divine o spirituali in genere è un meme antichissimo, che affonda le proprie radici molto lontano nel tempo, sicuramente molto prima dell'invenzione della scrittura: ciò rende assai tenace l'atteggiamento fideistico. Fortunatamente la morsa esercitata dai credenti perde sempre più forza, proprio dinanzi alla realtà dei fatti: i membri dell'American Academy of Pediatrics, che raggruppa il 99% dei pediatri americani, nel documento "Promoting the well-being of children whose parents are gay or lesbians" (2013), si sono dichiarati a favore non solo dei matrimoni omosessuali ma anche a favore dell' "affidamento e dell'adozione per tutti i genitori indipendentemente dall'orientamento sessuale".
In questo discorso, la natura non c'entra proprio niente. Per dire: l'essere umano è l'unico in grado di parlare, ed è inoltre in grado di costruire frasi costituite da più di dieci parole. Dovremmo perciò ritenere la capacità di parola come innaturale – e infatti la è: la parola è una prerogativa dell'essere umano. I fideisti usano la bandierina "naturale" unicamente come nuova scusante per far leva sulla società e imporre il protocollo biblico: a ben guardare, anche l'animale più prossimo a noi quale il gorilla compie azioni "naturali" che però noi mai ci sogneremmo, per esempio uccide i proprî figli maschi per evitare di essere sostituito alla guida del branco. Allo stesso modo, una volta gli omosessuali erano etichettati come depravati e viziosi, poi sono diventati malati e deviati e oggi (bontà loro!) sono semplicemente "espressione di un disordine naturale": tutte chiacchiere, ovviamente, prive di qualsiasi essenza.
Peccato che la finitezza della vita umana abbia impedito e impedisca tuttora a tante persone capaci di poter vedere riconosciuto loro questo buon diritto: ma se perfino la cristianissima Spagna è riuscita a riconoscere le coppie costituite da membri dello stesso sesso, vedrete che prima o poi avverrà anche in Italia. Io, per me, sono con voi fin d'ora. 😉

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