Tuareg

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venerdì 7 novembre 2025

Sulla separazione delle carriere

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Caro Paolo TuttoTroppo,

ignoro la tua persona, sicché userò questo nome per rivolgermi a te; dando per scontato che sia il tuo nome¹. Allo stesso modo darò per rato e valido che tu sia intellettualmente onesto, e che certe osservazioni che ho appena lette siano dettate da una visione ottimista, invece che di partito.

1. No, non sempre il nome riportato è il nome vero: specialmente chi deve creare fastidio, con argomentazioni intenzionalmente aggressive, negative, contrarie eccetera crea un profilo con un nome falso, nella speranza di non essere identificato.

In realtà è una speranza vana, sicché di fronte a un illecito o peggio un reato la Polizia Postale riesce a raggiungere l'autore; tuttavia c'è chi agisce in questo modo.

[Io stesso ho creato un blog, dove riporto gl'interventi che scrivo in giro per la rete; dove il nome riportato è completamente diverso dal mio: https://moustafa-alsallahd.blogspot.com/ . Tuttavia si tratta d'un vezzo, tant'è che il mio nome è pur sempre palese. Fine della divagazione.]

Purtroppo il tuo ottimismo si scontra con la malignità infusa nell'animo umano; e che quest'ultimo profonde, diciamo così, a piene mani in tutto il pianeta. Il nostro Belpaese conferma questa regola, ed è per questo che ti racconto un piccolo aneddoto: affinché tu possa comprendere quanto la tua visione si attagli poco, per non dir nulla, alla realtà politica nazionale. Ti propongo un esempio, lampante secondo me.

Luigi Berlinguer fu un giurista e politico italiano, cugino minore del più famoso Enrico. Fu Ministro dell'Istruzione dal governo Prodi I (1996) fino al governo D'Alema II (2000) e autore d'una riforma della scuola a dir poco controversa. Uno dei motivi di critica riguardava il fatto che la riforma introducesse la possibilità per uno studente di non proseguire il proprio corso di studi purché fosse in possesso di una licenza media. Sia ben chiaro che la riforma non parlava di un vero e proprio "abbandono scolastico" – e ci mancherebbe, ma di una "scuola-lavoro", travestita da formazione professionale fino ai diciotto anni al termine dei quali bisognava comunque conseguire un diploma – teoricamente.

Un altro punto dolente della riforma fu l'ammissione dei finanziamenti privati (c.d. sponsor) nella scuola. Se il punto precedente era dubbio, qui c'era poco da dubitare: è ovvio che se io azienda versa denaro in una scuola, poi pretenda che in quella scuola sia insegnato ciò che le conviene. Ora, a parte le contro proposte decisamente più assennate (come la creazione di un fondo generico, in cui le aziende avrebbero potuto versare i proprî contributi e che sarebbero poi stati impiegati dal Ministero per migliorare gli strumenti didattici di tutte le scuole), ma che furono regolarmente ignorate; quando al politico e al suo partito fu rinfacciato l'ingresso del privato nella scuola, la risposta fu che all'epoca nessun privato entrò nella scuola.

Tecnicamente era vero: i privati cominciarono a entrare con il governo di destra successivo, il Berlusconi II; ma la giustificazione addotta dall'allora novello Ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, fu che la legge fosse stata promulgata dal governo di sinistra. Altro fatto tecnicamente vero, ma che pone ambedue le correnti sullo stesso piano: l'una promulga le leggi classiste, l'altra le applica; Stanlio e Ollio in versione capitalista, insomma. Alla faccia della politica di "sinistra".

Ora. Tecnicamente la differenza tra destra e sinistra politica dovrebbe stare nell'obiettivo sociale: mentre la destra esalta il singolo che si eleva sopra la massa, sia esso imprenditore professionista atleta ufficiale militare (o dittatore) eccetera, la sinistra si preoccupa più dell'aspetto generale della società, quindi raggiunge tutte quelle situazioni di disagio quali borgate paeselli comunità montane luoghi di migrazione carceri eccetera nel tentativo di risolverle. È a dir poco dubbio notare invece come la riforma Berlinguer, invece di dotare la scuola di strumenti atti al recupero degli studenti in difficoltà, li condanni al lavoro manuale; il tutto condito con dolci eufemismi, appunto la "scuola-lavoro".

Di conseguenza, a parte la battuta spiritosa (ma con i denti stretti, perché molto realistica) secondo cui «questa lezione vi è stata offerta da…», fu subito evidente che il finanziamento dei privati avrebbe teso ad acuire la separazione tra studenti brillanti, che sarebbero diventati dirigenti nell'azienda, e studenti mediocri, destinati al contrario alla bassa manovalanza; studenti di cui l'azienda non saprebbe che cosa farne, dal momento che «come te ne trovo mille altri». Anche questo, tecnicamente è vero; ma mi sembra evidente che non è giusto, affatto.

Come si attaglia questo discorso alla separazione delle carriere dei magistrati? Grazie alla gradualità della procedura. È evidente che se la riforma avesse previsto direttamente l'amministrazione della Magistratura inquirente da parte del Governo, l'obiettivo sarebbe stato palese; già oggi in Italia ci sono due polizie, una militare (i Carabinieri) sotto l'egida del Ministero della Difesa – per pietà tacendo che l'Italia abbia s-e-m-p-r-e aggredito militarmente il "nemico" fin dai tempi del Regno di Sardegna, e una civile (la Polizia di Stato) sotto l'egida del Ministero dell'Interno – anche qui fin dai tempi del Regno di Sardegna.

Riflettiamo un attimo. La Guardia di Finanza è direttamente dipendente dal Ministero delle Finanze tranne per le attività di concorso al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica, per le quali dipende dall'Interno, e per la difesa militare del territorio, per la quale dipende dalla Difesa. Perché mai allora tutta la Polizia dev'essere amministrata dal Ministero dell'Interno, invece che lasciare i reparti di Pubblica Sicurezza all'Interno e assegnare i reparti ispettivi al Ministero della Giustizia, affinché proprio il giudice inquirente possa indirizzare gli agenti direttamente, senza cioè passare da altra struttura dello stato. Questa stortura portò fin dai tempi del Dυcε alla formazione d'una polizia simil privata alle dirette dipendenze dell'Esecutivo e quindi del Primo Ministro, da contrapporre alla polizia privata del Re che, allora come oggi, in qualità di Capo dello Stato era anche capo delle Forze Armate.

La concentrazione del potere nelle mani dell'Esecutivo è una deriva da sempre presente in Italia. Dopo la parentesi (…) fαscιstα, un altro provvedimento propose un simile cambiamento nel paese: parlo del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che fortunatamente finì in fumo. Tuttavia esso è un campanello d'allarme che ci dovrebbe far temere il peggio: se una simile proposta, come la riforma della scuola, è partita da (chiamiamola ancora così) sinistra, figuriamoci che cosa può partire da destra. Ovvio che così come la riforma della scuola fu portata a termine per gradi, alla stessa maniera la sottomissione della Magistratura deve avvenire per gradi: il fatto che gl'inquirenti siano sottratti al CSM invece che essere solamente separati dai giudicanti è solo il primo passo di un trasferimento totale e definitivo dell'azione penale nelle mani politiche.

Impariamo a diffidare di questa gente. Sempre.

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