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Caro Paolo TuttoTroppo,
ignoro la tua persona, sicché userò questo nome per
rivolgermi a te; dando per scontato che sia il tuo nome¹. Allo stesso modo darò
per rato e valido che tu sia intellettualmente onesto, e che certe osservazioni
che ho appena lette siano dettate da una visione ottimista, invece che di
partito.
1. No, non sempre il nome riportato è il nome vero:
specialmente chi deve creare fastidio, con argomentazioni intenzionalmente
aggressive, negative, contrarie eccetera crea un profilo con un nome falso,
nella speranza di non essere identificato.
In realtà è una speranza vana, sicché di fronte a un
illecito o peggio un reato la Polizia Postale riesce a raggiungere l'autore;
tuttavia c'è chi agisce in questo modo.
[Io stesso ho creato un blog, dove riporto gl'interventi che
scrivo in giro per la rete; dove il nome riportato è completamente diverso dal
mio: https://moustafa-alsallahd.blogspot.com/ . Tuttavia si tratta d'un vezzo,
tant'è che il mio nome è pur sempre palese. Fine della divagazione.]
Purtroppo il tuo ottimismo si scontra con la malignità
infusa nell'animo umano; e che quest'ultimo profonde, diciamo così, a piene
mani in tutto il pianeta. Il nostro Belpaese conferma questa regola, ed è per
questo che ti racconto un piccolo aneddoto: affinché tu possa comprendere
quanto la tua visione si attagli poco, per non dir nulla, alla realtà politica
nazionale. Ti propongo un esempio, lampante secondo me.
Luigi Berlinguer fu un giurista e politico italiano, cugino
minore del più famoso Enrico. Fu Ministro dell'Istruzione dal governo Prodi I
(1996) fino al governo D'Alema II (2000) e autore d'una riforma della scuola a
dir poco controversa. Uno dei motivi di critica riguardava il fatto che la
riforma introducesse la possibilità per uno studente di non proseguire il
proprio corso di studi purché fosse in possesso di una licenza media. Sia ben
chiaro che la riforma non parlava di un vero e proprio "abbandono
scolastico" – e ci mancherebbe, ma di una "scuola-lavoro",
travestita da formazione professionale fino ai diciotto anni al termine dei
quali bisognava comunque conseguire un diploma – teoricamente.
Un altro punto dolente della riforma fu l'ammissione dei
finanziamenti privati (c.d. sponsor) nella scuola. Se il punto precedente era
dubbio, qui c'era poco da dubitare: è ovvio che se io azienda versa denaro in
una scuola, poi pretenda che in quella scuola sia insegnato ciò che le
conviene. Ora, a parte le contro proposte decisamente più assennate (come la
creazione di un fondo generico, in cui le aziende avrebbero potuto versare i
proprî contributi e che sarebbero poi stati impiegati dal Ministero per
migliorare gli strumenti didattici di tutte le scuole), ma che furono
regolarmente ignorate; quando al politico e al suo partito fu rinfacciato
l'ingresso del privato nella scuola, la risposta fu che all'epoca nessun
privato entrò nella scuola.
Tecnicamente era vero: i privati cominciarono a entrare con
il governo di destra successivo, il Berlusconi II; ma la giustificazione
addotta dall'allora novello Ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, fu che
la legge fosse stata promulgata dal governo di sinistra. Altro fatto
tecnicamente vero, ma che pone ambedue le correnti sullo stesso piano: l'una
promulga le leggi classiste, l'altra le applica; Stanlio e Ollio in versione
capitalista, insomma. Alla faccia della politica di "sinistra".
Ora. Tecnicamente la differenza tra destra e sinistra
politica dovrebbe stare nell'obiettivo sociale: mentre la destra esalta il
singolo che si eleva sopra la massa, sia esso imprenditore professionista atleta
ufficiale militare (o dittatore) eccetera, la sinistra si preoccupa più
dell'aspetto generale della società, quindi raggiunge tutte quelle situazioni
di disagio quali borgate paeselli comunità montane luoghi di migrazione carceri
eccetera nel tentativo di risolverle. È a dir poco dubbio notare invece come la
riforma Berlinguer, invece di dotare la scuola di strumenti atti al recupero
degli studenti in difficoltà, li condanni al lavoro manuale; il tutto condito
con dolci eufemismi, appunto la "scuola-lavoro".
Di conseguenza, a parte la battuta spiritosa (ma con i denti
stretti, perché molto realistica) secondo cui «questa lezione vi è stata
offerta da…», fu subito evidente che il finanziamento dei privati avrebbe teso
ad acuire la separazione tra studenti brillanti, che sarebbero diventati
dirigenti nell'azienda, e studenti mediocri, destinati al contrario alla bassa
manovalanza; studenti di cui l'azienda non saprebbe che cosa farne, dal momento
che «come te ne trovo mille altri». Anche questo, tecnicamente è vero; ma mi
sembra evidente che non è giusto, affatto.
Come si attaglia questo discorso alla separazione delle
carriere dei magistrati? Grazie alla gradualità della procedura. È evidente che
se la riforma avesse previsto direttamente l'amministrazione della Magistratura
inquirente da parte del Governo, l'obiettivo sarebbe stato palese; già oggi in
Italia ci sono due polizie, una militare (i Carabinieri) sotto l'egida del
Ministero della Difesa – per pietà tacendo che l'Italia abbia s-e-m-p-r-e
aggredito militarmente il "nemico" fin dai tempi del Regno di
Sardegna, e una civile (la Polizia di Stato) sotto l'egida del Ministero
dell'Interno – anche qui fin dai tempi del Regno di Sardegna.
Riflettiamo un attimo. La Guardia di Finanza è direttamente
dipendente dal Ministero delle Finanze tranne per le attività di concorso al
mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica, per le quali dipende
dall'Interno, e per la difesa militare del territorio, per la quale dipende
dalla Difesa. Perché mai allora tutta la Polizia dev'essere amministrata dal
Ministero dell'Interno, invece che lasciare i reparti di Pubblica Sicurezza
all'Interno e assegnare i reparti ispettivi al Ministero della Giustizia,
affinché proprio il giudice inquirente possa indirizzare gli agenti
direttamente, senza cioè passare da altra struttura dello stato. Questa
stortura portò fin dai tempi del Dυcε alla formazione d'una polizia simil
privata alle dirette dipendenze dell'Esecutivo e quindi del Primo Ministro, da
contrapporre alla polizia privata del Re che, allora come oggi, in qualità di
Capo dello Stato era anche capo delle Forze Armate.
La concentrazione del potere nelle mani dell'Esecutivo è una
deriva da sempre presente in Italia. Dopo la parentesi (…) fαscιstα, un altro
provvedimento propose un simile cambiamento nel paese: parlo del referendum
costituzionale del 4 dicembre 2016, che fortunatamente finì in fumo. Tuttavia
esso è un campanello d'allarme che ci dovrebbe far temere il peggio: se una
simile proposta, come la riforma della scuola, è partita da (chiamiamola ancora
così) sinistra, figuriamoci che cosa può partire da destra. Ovvio che così come
la riforma della scuola fu portata a termine per gradi, alla stessa maniera la
sottomissione della Magistratura deve avvenire per gradi: il fatto che
gl'inquirenti siano sottratti al CSM invece che essere solamente separati dai
giudicanti è solo il primo passo di un trasferimento totale e definitivo
dell'azione penale nelle mani politiche.
Impariamo a diffidare di questa gente. Sempre.
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