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venerdì 13 settembre 2024

Sulle paure degli uomini

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/francesca.ielasi/posts/pfbid035oFdXq2LDKgBhYDFpsUrq7trZNv1rGoB2hLoWHx5YoQj1nFV9FVUApar3fHybQYkl?comment_id=7902816576507690 .

No, cuginotta; l'uomo non ha paura della donna: ha paura della morte.

All'inizio, quando l'essere umano comparve sulla terra, esso credeva che la fecondazione della donna (e la relativa nascita d'un figlio) fossero questioni magiche, divine, insomma insondabili. Quando invece esso si rese conto che non già la femmina è creatrice di vita bensì il maschio la feconda¹, allora l'aura di magia che circondava la donna si spense. Essa divenne una fattrice, un utero, una mera macchina per generare; cominciò così per le donne quel lunghissimo periodo buio che le ha viste diventare proprietà del maschio².

Perché l'uomo maschio sentì il bisogno di possedere la donna, come se essa fosse una sua proprietà? Perché l'essere umano ha paura di morire: più precisamente, ha paura sia della morte in quanto tale, sia di abbandonare la vita senza lasciare alcunché di sé su questa terra. Ora, la donna genera i figli: essi diventano così sia lo strumento per "sconfiggere" la morte, sia il modo per lasciare qualcosa di sé nel mondo. L'uomo era privo di quest'opportunità; perciò, quando si è reso conto, diciamo così, della truffa perpetrata a suo carico, è passato alla soluzione militare: affinché rimanga qualcosa di me io devo essere incontrovertibilmente c-e-r-t-o che quello sia m-i-o figlio.

La donna lasciò fare l'uomo: in qualsiasi modo esso sia generato il figlio è suo, poco importa che sia nato tramite il concepimento con tizio o caio. Per l'uomo è diverso: i Latini dicevano appunto "mater semper certa, pater nunquam", perciò l'uomo ha dovuto escogitare una soluzione differente. La soluzione fu appunto il matrimonio: la donna lascerà la casa paterna, e i due (marito e moglie) diverranno una carne sola; il tradimento è il venir meno della promessa, cioè sostanzialmente della garanzia dell'uomo che i figli della sua compagna siano (anche) suoi; e così via. Sì, anch'io sono dell'opinione che tutto ciò sia il frutto di un ragionamento delirante; ma si tratta di comportamenti istintivi che l'essere umano formula del tutto inconsapevolmente – o quasi, e come recita la Quarta Legge di Farber “la necessità procura strani compagni di letto” (conosci le Leggi di Murphy?).

1. Probabilmente l'essere umano si accorse della fecondazione della donna quando sviluppò l'allevamento, circa diecimila anni fa; ciò sebbene anche l'agricoltura possa suggerire la soluzione del segreto: non già la terra crea il grano, bensì il seme genera la pianta che darà la spiga di grano. Allo stesso modo, quando nella mandria erano uccisi tutti i maschî le femmine smettevano di generare: esse tornavano a generare quando nella mandria erano riportati i maschî. Quindi, quando il maschio monta la femmina... tutto chiaro!

2. Nel 1820 Alessandro Manzoni scrisse la famosa tragedia "Adelchi" ispirandosi all'omonimo principe longobardo figlio del re Desiderio (759-774). Nell'opera la sorella di Adelchi, andata sposa a Carlo Magno per ragioni politiche e per le stesse ragioni ripudiata e rispedita al mittente, è identificata con il nome Ermengarda; ma in realtà storicamente nessuno sa quale fosse il nome della donna. Nelle fonti altomedievali questa figlia principessa longobarda è attestata per lo più come Desiderata, nome che molto probabilmente era semplicemente un patronimico, cioè un nome volto meramente a indicare il vincolo con il proprio padre: il suo vero nome non è stato tramandato, condannandola a una "damnatio memoriae". Lo storiografo del IX secolo Andrea da Bergamo, autore di un compendio e di una continuazione dell'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, la chiama "Berterada", ma data la posteriorità di questa informazione, l'attendibilità di questo nome resta scarsa. Tanto era solo una donna, un mero strumento politico nelle mani degli uomini: il padre, il marito, il fratello...

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