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mercoledì 11 settembre 2024

Sulla carta d'identità genetica

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/valeriasquillante/videos/781190780832609?comment_id=1052047752934364 .

Allora:

1. non esiste l'essere "geneticamente perfetto", né l'essere "geneticamente migliore": una persona resistente al freddo può vivere bene in montagna, ma vivrebbe male al mare. Che poi qualche sqυιlιbrαtο possa pensare di creare l'essere perfetto, magari alto biondo e con gli occhî azzurri, be' sono problemi suoi;

2. non esiste che una società assicuratrice o un datore di lavoro possano chiedere la carta d'identità genetica. I dati genetici, come peraltro l'orientamento politico, religioso eccetera sono dati sensibili e sottoposti a riservatezza. Nessun datore di lavoro può licenziare un dipendente perché εbrεο. Che poi qualche sqυιlιbrαtο possa pensare di purgare la società dagli εbrει, vale lo stesso discorso di cui sopra;

2a. semmai esiste che il datore di lavoro cerca il lavoratore e prega dio di non trovarlo; ma allora puoi essere bianco anglosassone e protestante quanto ti pare, il lavoro lo puoi anche sognare;

2b. semmai esiste il datore di lavoro che cerca la segretaria zοccοlα – ho conservata l'immagine di un annuncio che chiedeva un'interprete in lingua inglese esclusivamente donna, ma chiedeva anche una fotografia total body in costume da bagno; ma anche qui vale il discorso di cui sopra.

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Le differenze sociali sono sempre esistite, a tutte le latitudini e le longitudini, in tutti i tempi e in tutti i continenti, e sono sempre state basate sul censo. Nell'antica Roma esistevano i patrizî e i plebei, durante l'Impero i peregrini e i cittadini; anche quando tutti gli abitati ottennero la cittadinanza (con l'adozione della Constitutio Antoniniana, emanata dall'imperatore Caracalla nel 212, che concedeva la cittadinanza a tutte le popolazioni abitanti entro i confini dell'Impero) essi furono divisi in humiliores (i più umili) e tenuiores (gli ultimi) a formare la plebe, e gli honestiores (i più onorevoli) a formare il patriziato; nel Regno d'Italia il diritto di voto era attribuito, secondo la legge elettorale piemontese del 1848, in base al censo, tal che gli aventi diritto al voto costituivano appena il 2% della popolazione. Giusto per citare due casi a casa nostra.

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