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Non mi toccare su questo argomento.
Lavoro presso il Liceo Scientifico Statale Ignazio Vian, il quale pur essendo un liceo di provincia (Bracciano, Roma) annovera i corsi di studio classico, scientifico e linguistico, dove gli studenti affrontano inglese, francese e tedesco, e ultimamente anche spagnolo.
Io lavoro nel Laboratorio Linguistico, in realtà un laboratorio informatico costruito per lo studio delle lingue estere. Oltre ai docenti di lingua (che nella riunione di dipartimento all'inizio dell'anno pretendono f-e-r-m-a-m-e-n-t-e di ottenere la propria ora di lezione nel laboratorio e successivamente durante tutto l'anno scolastico svolgono la propria lezione unicamente in aula) vedo anche tutte queste generazioni di ragazzini e ragazzine. Vedo le loro speranze ridotte al lumicino, a sedici anni sanno già che dovranno affrontare un muro di gomma costituito dagli adulti che li respingerà a colpi di egoismo, avidità, malvagità; vedo i loro occhî, spenti nella rassegnazione di un mondo che di loro, delle loro necessità, delle loro speranze si fa beffe; vedo le loro anime, che si disperano alla ricerca di un filo di luce.
Certo, non sono figli miei; ma che differenza fa. I miei nipoti, che invece hanno seguito l'Istituto Professionale per l'Enogastronomia e l'Ospitalità Alberghiera IPSAR Pellegrino Artusi di Roma https://www.facebook.com/pellegrinoartusiroma , sono dovuti anch'essi andare in Gran Bretagna per poter lavorare: qui non trovavano neanche un posto da pizzettari. Ci vuole poco a vedere sui loro volti quelli di Fabio e Luca.
No. Non è giusto. Tutto questo non è giusto.
Allora sono io che li sprono a immaginare il proprio futuro lontano da questo paese. Forse senza saperlo avete fatta la scelta più giusta: fuggite. Lasciate che questo paese marcisca nella propria stupidità, nella propria referenzialità, nel proprio pensiero medievale fatto di nepotismo, di prostituzione, di ottusità. Ma per fare questo grande passo dovete studiare, e studiare tanto, e studiare bene; perché a voi serve molto più che un pezzo di carta: serve una prospettiva di vita, e fuori da questi mini e micro sultanati la prospettiva esiste.
Allora sono io che li aiuto nelle altre materie, più ostiche: matematica per prima, ma anche biologia, chimica, fisica. Perché se arriverete là con una preparazione seria, completa, valida vedrete che le porte si schiuderanno davanti a voi, come in un sogno, come per magia, come per incanto. Allora forza, allo studio. Io morirò qui, ché ho vissuta la mia vita: ma a voi mi raccomando, fate questo sacrificio oggi per vivere bene domani.
Poi arrivano le cartoline di saluti: dagli Stati Uniti e dal Canada, dalla Germania e dalla Francia, perfino dall'Australia. Dall'Arabia Saudita: una ragazza d'origine albanese e di religione musulmana è voluta andare lì, tuttavia mantiene il ricordo degli anni passati qui. È in questi momenti che mi rendo conto che, nonostante i miei cinquantotto anni e il relativamente semplice ruolo di assistente di laboratorio, ancora riesco a fare la differenza; e allora chi se ne importa dell'artrosi, del diabete, dell'allergia: al lavoro, tutti.
Forza ragazzi: c'è ancora speranza. E tu, vecchio babau che mi guardi dallo specchio, mi raccomando: c'è ancora tanto da fare.
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