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mercoledì 13 marzo 2024

Sulla mia vita

 Pubblicato qui: https://www.facebook.com/edonnechepensano/posts/pfbid026wn6nwasFAdpgepKhMXi2tEJf5xitJjT2za4sV5oa6ECTV4QmKfgdqZcJ1fJgSuel?comment_id=296037963296057 .

A me non è andata tanto bene.

Premesso che i miei genitori si separarono nel 1977, e praticamente da quel giorno ho smesso di vivere – nel senso di godere della vita: niente più famiglia, niente più soldi, niente più niente di niente. Premesso che mia madre scaricò sui figli (ho una sorella, più piccola di sette anni) tutto l'odio, l'acredine, il rancore che nutriva per il suo ex marito; come se noi fossimo colpevoli d'esserne i figli.

Se questa fu la ventura interna alla mia famiglia, all'esterno le cose andarono anche peggio. La mia rettitudine morale fu vista come rigidità, la mia cultura come noia; le mie posizioni contrarie alle ideologie preconfezionate (fossero essere religiose, politiche, filosofiche) mi attirarono l'antipatia, l'astio e la maldicenza di praticamente tutto il panorama umano che mi circondava: quando si parla d'integralismo, non solo in ambito religioso (Matteo 12:30: «Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde»).

Quando vent'anni fa mi tasferìi a Bracciano, quaranta chilometri a nord di Roma, praticamente abbandonai tutto il mio passato. Mi rimangono poche, rare amicizie e in ogni caso indipendenti tra loro: un attivista politico, un trasportatore, la famiglia dove andai in affitto prima di vendere la vecchia casa famigliare. Una decina d'anni fa un compagno di scuola delle medie inferiori ci ha ricontattati, ci siamo visti un par di volte ma poi nulla più. Rimasti in contatto via Facebook, da antimilitarista commisi l'atroce delitto di criticare lo spreco di denaro legato allo "spettacolo" delle Frecce Tricolori: costui mi riversò contro una caterva d'improperî, a cui risposi colpo su colpo; senonché un altro ex aviere si limitò a dire di essere contrario alla mia opinione e la fece finita così. Ecco, questa è vita civile: e se tu, caro ex compagno di scuola, ne ignori le minime regole, fai bene a sparire anche tu.

Qui a Bracciano ho tentato d'integrarmi nel tessuto civile: lavoro presso il locale Liceo Scientifico, faccio la spesa all'hard discount, ho stretta qualche amicizia… Ho aderito al locale gruppo del M5S: non l'avessimo mai fatto. Tanto cocente è stata la delusione per la "fuga dei barbari" che neanche c'incontriamo più: ogni tanto scriviamo sul gruppo WA, ma niente più di questo. Non è vita: è sopravvivenza.

Ma che cos'altro dovrei fare? Quando la mia famiglia si sfasciò, cominciai a leggere con occhî diversi la Bibbia; e mi resi conto che erano parole, per giunta formulate da esseri dotati di fallo (secondo me, la parola "uomo" identifica tutta un'altra fattispecie): no, non è giusto che la donna sia sottomessa all'uomo (Efesini, 5:22: «Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore»), anche perché l'uomo va in guerra e la donna no, sicché anche soltanto da questo punto di vista avrebbe ragione la donna – e in ogni caso nessuna "sottomissione" è giusta; no, non è vero che la castità sia cosa buona e giusta, anche perché, pur volendo tacere dei problemi psicologici che essa provoca, la stagnazione del liquido seminale nella prostata induce la formazione del cancro; no, non è vero che Ponzio Pilato interrogò Gesù, perché Pilato non era magistrato né (come riportato) governatore, bensì prefetto, sicché si occupava di amministrazione, riscossione delle tasse, anagrafe; no, non è vero che un magistrato romano si sarebbe impegnato tanto per salvare la vita a un essere umano, perché queste sono posizioni cristiane, mentre all'epoca la popolazione era divisa in cittadini e peregrini, e Gesù era privo della cittadinanza romana; no, non è vero che «Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta» (Matteo 27:15): i Romani non erano Ebrei, e gli Ebrei non governavano.

E così via. Quando nel 1980 esplose il caso delle scommesse truccate nel calcio, mi dissi che forse si trattava di singoli casi, forse sarebbe stata fatta pulizia, forse lo scandalo si sarebbe chiuso così. Quando, sei anni dopo, il caso esplose di nuovo, mi dissi basta, da oggi per me il calcio italiano non esiste più; da allora, quando la mattina ascolto il giornale radio – solo i titoli, appena sento dire «Sport, calcio…» spengo la radio. Quando sento Piercamillo Davigo, uno dei giudici della squadra di Mani Pulite proferire che «dopo Tangentopoli i partiti non hanno smesso di rubare: hanno smesso di vergognarsi», io non voto più per quei partiti – ognuno di quei partiti; e dell'eventuale accusa di "tradimento" mi faccio beffe.

Sono rigido? Forse è vero; ma mi rifiuto di accontentarmi delle briciole di chicchessia, mi rifiuto d'indossare una maschera che non mi appartiene per il mero gusto d'essere "accettato": mi rifiuto di rinunciare a me stesso.

A qualsiasi costo.

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