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lunedì 11 gennaio 2021

Sulla "cancel culture", ovvero il nichilismo ideologico

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/erminio.pierangelini/posts/3964052840294538?comment_id=3967466123286543 .

[Con riferimento a quest'articolo: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/da-dove-nasce-la-cancel-culture/ .]

Marcello Veneziani mi è sempre stato gradevolmente antipatico 🙂 , ma questa volta ha buona ragione. Dalla contestazione del '68 in poi l'ambiente culturale occidentale ha conosciuta una deriva nichilista che col tempo ha assunte dimensioni devastanti: basti andare in una qualunque scuola, in taluni casi perfino nei Licei, per scoprire che il corso di storia termina il 25 aprile 1945: e tutti vissero felici e contenti. Quindi niente boom economico, niente (curiosamente) contestazione del '68, niente terrorismo, niente Mani Pulite né Cosa Nostra.

Le motivazioni sono valide, ma l'effetto è paragonabile al noto personaggio di Tafazzi. I prodromi c'erano tutti: la Prima Guerra Mondiale come guerra tra sistemi politici (Imperi Centrali contro democrazie occidentali e paesi socialisti), la Seconda Guerra Mondiale come guerra tra sistemi politici (ancora una volta, dittature nazifasciste contro democrazie occidentali e paesi socialisti); quindi, per che cosa andavano a morire i soldati degli opposti fronti. L'apertura dei campi di sterminio nazisti fece immediatamente sprofondare il sistema nazionalista nella coscienza pubblica; e lì finì la sua ventura.

La contestazione del '68 nacque quando la popolazione statunitense, bontà sua, si svegliò e scoprì che il proprio benessere era conseguenza della politica assassina e rapinatrice fino a quel momento perseguita e perpetrata nei secoli dai loro governi sulle popolazioni più deboli, a cominciare dai nativi del continente di cui essa si ritiene d'essere padrona: con la politica anche la credibilità delle autoproclamate democrazie occidentali franò miseramente, e da allora è rimasta a languire sotto i tacchi, sostenuta unicamente dagli affari economici.

Sul fronte socialista i tempi di percorrenza furono più lunghi, considerato che cominciò il 25 febbraio 1956 col famoso "discorso segreto" pronunciato da Nikita Krusciov ai delegati del XX Congresso del PCUS, "Sul culto della personalità e le sue conseguenze", in cui il signor Segretario denunciò il culto della personalità di Stalin e i crimini commessi durante la Grande Purga, dando avvio al processo detto, appunto, destalinizzazione. Oggi perfino i Cobas hanno rinnegato "zio Josip", e tra i pochi ragazzi che pure studiano storia il suo ricordo suscita solo un vago pensiero.

Molto semplicemente: oggi il nichilismo di cui parla anche Marcello Veneziani è l'unica mentalità vigente. Niente vale niente, niente serve a niente, l'unica cosa che esiste sono i soldi. I soldi muovono il mondo, i soldi uccidono, i soldi decretano la fortuna e la sfortuna di paesi, popolazioni, continenti. La contestazione giovanile? è stato tutto inutile. Il terrorismo? meno che mai, con la differenza che tanta gente s'è macchiata di gravissimi reati; in ogni caso, esso appartiene a un passato che i giovani ignorano e che perciò li lascia indifferenti. Bisogna adattarsi all'andamento generale, qualsiasi opposizione è priva di ogni possibilità. Come dicono i tedeschi: chi ha i soldi parla, cioè comanda. Punto.

Verifico quest'atteggiamento ogni volta che provo a parlare con gli studenti: anche quelli che lunedì mattina sono andati a manifestare in piazza, benché sospinti dai Cobas, erano una cinquantina su due istituti, il Vian (più di milleduecento iscritti) e il Paciolo (un altro migliaio). I parenti, ovviamente, sono pervenuti solo nei ricordi: possibile che né un nonno in pensione, né una mamma disoccupata abbia pensato di accompagnare il proprio pargolo, e sostenerlo nella protesta? Macché: alla via, allo sbando, da soli; coi bei risultati che sappiamo. Quale ragazzina alla nostra età avrebbe vendute le proprie fotografie di nudo, facendosi pagare con ricariche al telefono?! Certo, alla nostra età non c'erano i telefoni mobili: ma non è questo il punto.

Durante la mia giovinezza, avendo io scelto di rifiutare le ideologie preconfezionate (anche quelle di destra, sia chiaro), fui oggetto di derisione, ostracismo, finanche insulti (una ragazza, che pure all'inizio m'era parsa più "civile", mi arrivò ad apostrofare con un cafone "ma chi te se pija?!"; se da una parte la mia risposta all'epoca fu che nulla le avessi chiesto, quindi perché quel pronunciamento; in ogni caso ho saputo successivamente che si è separata, perciò anch'essa ha saputo scegliere bene il proprio compagno di vita). Allora ebbi sentimenti di odio nei confronti dei miei coetanei: ma l'atteggiamento attuale, privo di qualsiasi progettualità, di speranza, di futuro; mi fa paura.

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