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sabato 16 giugno 2018

Sul razzismo verso i poveri

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/olga.bernabini/posts/10209113769681394?comment_id=10209132249703383&comment_tracking=%7B%22tn%22%3A%22R%22%7D con una serie di risposte.
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Contrariamente a ciò che hanno fatto altri sul profilo di Olga, io non mi ergerò a giudice, meno che mai a persona proba e onesta: perché non è nel mio spirito, e perché all'epoca anch'io sbagliai a pubblicare questa fotografia, ritenendola veritiera.
Ciò che mi preme sottolineare oggi - sottolineare, per portare all'attenzione - sono un paio di osservazioni legate sia al concetto di bufala, sia al concetto di migranti. È giusto avvertire che una fotografia, un'affermazione, un fatto non sia veritiero, cioè sia una bufala; ma nessuno ha il diritto di salire in cattedra, e umiliare il proprio prossimo per un eventuale errore. Perché chi crea e diffonde una bufala è una personalità maligna, che guarnisce e ammanta la sua menzogna con il preciso scopo che essa sia diffusa. Perciò, sbagliare è umano, ancor più umano è sbagliare quando qualcuno imbroglia.
Fatta questa premessa. Anche il razzismo ha diverse gradazioni, e se alcune meritano la condanna, altre forse hanno bisogno di molto meno. Perciò, che cos'è il razzismo? È l'idea che non siamo tutti esseri umani, ma solo alcuni lo sono, e hanno perciò diritto a tutto ciò che un essere umano può avere. Scritto così sembra facile, ma in realtà esistono mille e mille maniere per assumere atteggiamenti razzisti, non soltanto dare fuoco a una croce e indossare un cappello bianco a punta; e non tutte le forme di razzismo meritano la stessa risposta, veemente e aggressiva.
Prendo in considerazione un solo caso, ma perché lo trovo in fondo alla discussione. «Iniziare a tutelare i nostri poveri» è un'involontaria battuta razzista: perché il mondo oggi è talmente tanto interconnesso che le decisioni, che so, del governo russo, del plenum del Partito Comunista cinese, del governo federale tedesco - ma anche del consiglio d'amministrazione della Shell, della Intel, della Coca Cola e così via, si riverberano in tutto il mondo, Antartide compresa. Perciò l'eventuale lotta alla povertà dev'essere condotta contro qualunque grande potere, pubblico o privato che sia, italiano o europeo che sia, onesto o disonesto che sia (va be', se fosse stato onesto non sarebbe diventato un grande potere). «Tutelare i nostri poveri», oltre a separare i poveri "nostri" dai poveri "altri", significa nascondere la polvere sotto il tappeto, ovverosia spostare la povertà più in là: ma la povertà rimarrebbe, e prima o poi tornerebbe.
Concludo analizzando l'altra bufala, secondo cui «li dobbiamo aiutare nel loro paese». A parte qualche missionario, che in ogni caso ha come proprio obiettivo l'evangelizzazione delle genti, altro atteggiamento razzista secondo cui la mia religione è buona e la tua è cattiva: no, siamo noi - cioè le nostre aziende - che siamo andati lì per impoverirli. Noi non le vediamo, ma esse sono lì, continuano a sfruttare, a creare reddito per sé stesse e ad aumentare i dividendi, usando le forze politiche e religiose locali. Ecco, i dividendi delle azioni di certe aziende sono l'indice più preciso dello sfruttamento a cui sono sottoposti milioni di chilometri quadrati e miliardi di persone. Fin quando questo tritacarne continuerà a girare, qualsiasi soluzione sarà chiacchiera da salotto.
Aggiungo un paio di collegamenti, per chi si volesse informare meglio sull'argomento: quali sono le multinazionali in Africa http://www.africanews.it/multinazionali-installate-in-africa/ ; Africa, chi crea la povertà
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2017/05/24/news/africa_chi_crea_la_poverta_fermiamo_l_evasione_paghiamo_i_danni_e_ripensiamo_gli_aiuti_-166295080/ .
Cordialmente.
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Ripeto: razzista non è solo chi va in giro con la pistola a sparare ai negri: razzista è chi divide il mondo in "quelli là" e "questi qua", negando i diritti ai primi per darli come privilegi ai secondi. Si tratta di un razzismo minore, ma lo è: perciò sì, è razzismo quando i poveri sono "nostri", invece che essere poveri. È razzismo anche dividere in donne e uomini, e negare alle prime i diritti dei secondi: è razzismo dividere in omosessuali ed eterosessuali, in musulmani e cristiani, ovunque c'è un essere superiore "perché sì" c'è razzismo. E per concludere, sì: anche il confine nazionale è un'ottima scusante per fare in modo che i poveri rimangano "di là", mentre i privilegiati stiano "di qua".
Che poi ci siano delle differenze oggettive (culturali soprattutto) tra un gruppo e un altro, che poi ci siano problemi di bilancio, è tutto vero: ecco, il razzista si appiglia a queste differenze per separare, creare attrito, inventare colpe, conseguenze, danni da parte di "quelli là".
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Tant'è che il "figlio unico", obeso viziato ed egoista, è un'icona tipica specialmente delle famiglie opulente; dove i genitori, nell'intento di dare il meglio, il massimo, il tutto al proprio pargolo, alla fine generano un piccolo mostro, narcisista egoista e sovente perfino aggressivo. Sia pur nel piccolo, dare tutto al proprio figlio e niente al proprio prossimo è anch'esso un atteggiamento razzista. :-)

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