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lunedì 14 luglio 2025

Sulle Resistenze in Italia

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Allora.

La Prima Resistenza fu contro il Fascismo e il Nazismo. Guerra, violenza, rastrellamenti; la paura di finire nelle amorevoli manine degli agenti della Gestapo.

La Seconda Resistenza fu il Sessantotto. Proteste, manifestazioni, occupazioni; la paura di finire nelle amorevoli manine degli agenti della Polizia (Giuseppe Pinelli e Franco Serantini, per fare due nomi).

Già con la Terza Resistenza, cioè il Settantasette, notiamo qualche cedimento, qualche slittamento, qualche distinguo tra ciò che fu e ciò che è: c'era ancora la paura di finire nelle amorevoli manine degli agenti della Polizia (Francesco Lorusso e Giorgiana Masi, per fare due nomi); ma se da una parte Autonomia Operaia manteneva la propria identità contestataria e antisistema, Lotta Continua si sciolse e nacque Democrazia Proletaria, se da una parte prese vita il Movimento Femminista e principiarono la propria attività identitaria e contestataria anche i transessuali, i gay e i transgender, dall'altra il Partito Radicale scelse la via istituzionale con i referendum per il divorzio e l'aborto.

Inoltre in quell'epoca vi fu la diffusione della cultura underground e di giornali dedicati alla controcultura e alla controinformazione, come la rivista Re Nudo fondata nel 1969 a Milano da un gruppo di hippies. Questi con la rivista nel 1975 e nel 1976, in un certo qual modo ricalcando il grande raduno di Woodstock, avevano organizzato due grandi kermesse pop (Festival del proletariato giovanile) al Parco Lambro a Milano. Giovani con le tende per accamparsi era accorsi da tutta Italia, dalla Svizzera e dalla Germania. La cultura alternativa passò anche attraverso le radio libere, nate dopo la liberalizzazione delle trasmissioni nel 1976, che ebbero una discreta diffusione in tutto il territorio nazionale.

In ogni caso, alla fine degli anni Settanta il Movimento si esaurì. L'ultima mazzata arrivò con l'inchiesta giudiziaria del 7 aprile 1979 (Toni Negri e Oreste Scalzone, per fare due nomi); il quale, anche se arrivò a condannare gl'imputati per reati minori rispetto agl'iniziali, mise fine all'esperienza contestataria. il Movimento si divise in due parti: dall'una la lotta armata (Emilia Libera e Antonio Savasta, per fare due nomi); dall'altra l'ingresso e l'accomodamento nelle istituzioni. Alcuni si votarono al misticismo, alle filosofie orientali, all'ecologia, alla costruzione di comunità per uno stile di vita alternativo.

Oggi finalmente abbiamo la Quarta Resistenza; che però, con le precedenti, non ha nulla da spartire. Diceva mia madre: è moderno.

Tuttavia, dobbiamo capire. Questi ragazzi sono figli dei precedenti Movimenti, che nel tempo si sono tutti edulcorati. Quanti ex movimentisti sono entrati in quelle istituzioni che prima contestavano, quanti ex compagni sono diventati borghesi, quanti attivisti si sono talmente disattivati da disertare perfino le assemblee sindacali. Così stando le cose, per ovvie ragioni ai nostri ragazzi sfuggono le ragioni di una buona contestazione, dal taglio della spesa pubblica al mancato aggiornamento dei programmi scolastici. Tuttora come quarant'anni fa se tutto dice bene il programma di storia si chiude il 25 aprile 1945, e vissero tutti felici e contenti (e mi sono capitate ragazze che facevano le agenti immobiliari, le quali mi hanno raccontato che si sono fermate ancor prima). Or ci vuole: e il Sessantotto, e il Settantasette, e il terrorismo? Silenzio assoluto.

Siamo onesti: i primi che si sono parati il cυlσ sono gli adulti; che non manifestano, non contestano, non protestano – si limitano a incassare lo stipendio e, nel caso degl'insegnanti, a terminare il programma ministeriale, chi se ne importa dove arriva, non è una mia responsabilità. Tuttora nella scuola mancano l'analisi sociale, storica, politica della società; perfino l'educazione affettiva latita, con i genitori che si stracciano le vesti quando ne sentono parlare – salvo poi correre nelle cliniche private per far abortire le proprie ragazzine, e mai sia che si venga a sapere, sai che scandalo.

Sì, siamo diventati borghesi. Ragioniamo come borghesi, protestiamo come borghesi, rischiamo come borghesi. Non per niente, io che invece cerco di diffondere una versione alternativa (dei fatti, delle azioni, dei pensieri) sono continuamente contrastato con l'unica arma che certi cυlι flαccιdι riescono a concepire: insidia le ragazzine! Strano che in più di trent'anni di servizio nessuno abbia voluto correre il rischio di mettere la denuncia nero su bianco: ma allora, insidio o no queste ragazzine? Oppure parlo con loro, di cose di cui nessuno vorrebbe parlare.

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