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lunedì 1 febbraio 2016

Sulla strana connessione dell’agricoltura con la farmaceutica

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/simona.petroselli.39/posts/pfbid0H3BhZfDA24KYWEHgyRWVh2tzHDmsQtnRpM7q25LmttrPiC9eCe4penvkNqcjwNyil .

La strana connessione dell’agricoltura con la farmaceutica sembra trovare sempre nuove strade. Pochi mesi fa l’OMS ha dichiarato probabilmente cancerogeno il GLIFOSATO: sostanza con cui migliaia e migliaia di ettari di terreno nel mondo sono stati inquinati, con conseguenze spesso catastrofiche.

A pochi mesi di distanza, si trova al link https://www.bioapi.it/news-dal-globo/321-neonicotinoidi-syngenta-e-bayer-fanno-ricorso-ma-studiano-anche-nuovi-prodotti la notizia di una nuova richiesta di autorizzazione per un insetticida sistemico (cioè, che riesce a penetrare all’interno della pianta attraverso le foglie o le radici e a diffondersi in ogni parte di essa, rendendola inappetibile ai parassiti che, quindi, non la attaccano): il FLUPYRADIFURONE, usato per il trattamento fogliare e delle sementi di soia. È classificato come un butenolide, ovvero un derivato del FURANO (un liquido trasparente inodore fortemente infiammabile e strutturalmente vicinissimo alla diossina): il prodotto è già in uso con il nome di “Sivanto” negli Stati Uniti, in Messico, in Nicaragua, in Guatemala, in Honduras e nella Repubblica Dominicana.

Una recente relazione dell’EPA (Environmental Protection Agency, l’autorità per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) spiega che il composto può essere persistente o molto persistente a secondo delle condizioni del terreno: si ha una percentuale di sedimentazione più alta nei terreni trattati a ridosso di vie d’acqua, siano esse sotterranee (falde acquifere) o di superficie (fiumi, canali, mari). Le principali preoccupazioni sono per i pesci d’acqua dolce e per i crostacei marini, oltre ai forti livelli di rischio per tutte le specie a rischio (invertebrati marini e uccelli a rischio di estinzione). Ad oggi non esistono dati certi sull’effettiva pericolosità del composto, anche se le stime non lasciano ben sperare: il prodotto sulle foglie potrebbe venire a contatto facilmente con neonicotinoidi, aumentandone perciò la tossicità, o altri pesticidi attraverso il lavoro delle api, a loro volta danneggiate dall’ingestione del “Sivanto”.

Attualmente non si conoscono le distanze minime necessarie, tra il terreno trattato con “Sivanto” e le vie d’acqua di prossimità, per evitare contaminazioni a medio e lungo termine; la stessa EFSA ha dichiarato già nel 2015 la carenza di studi che attestino effettivi livelli di criticità. In ogni caso, la chimica organica accomuna per struttura molecolare la Diossina - per intenderci quella di Seveso del 1976, al Furano; in effetti, anche l’occhio meno esperto può notare la similitudine tra le due specie chimiche.

Un incentivo che dovrebbe mettere in allarme i Governi e che, sulla base delle esperienze passate, dovrebbero richiedere una maggiore ricerca scientifica nell’interesse dell’ambiente e dei cittadini.



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