Tuareg

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venerdì 30 agosto 2013

A proposito dell'intervento armato in Siria

Pubblicato qui: http://www.facebook.com/groups/439449746148327/permalink/509469449146356/
Posso? Non voglio difendere l'una o l'altra posizione per motivazioni ideologiche (sì, Barbadillo è effettivamente su posizioni di destra; ma non per questo ha torto a prescindere): ho abbandonato questo modo di vedere le cose tanti anni fa, per applicare un altro. Io mi limito a confrontare situazioni simili, e a cercare di capire che cosa renda questa o quella "migliore", secondo l'interpretazione dominante.
Il confronto con la Siria è gioco assai facile: basta osservare quel che succede in altri paesi arabi, quali in primis l'Arabia Saudita, monarchia assoluta integralista e intollerante (è l'unico paese al mondo che ufficialmente vieta alle donne di guidare, ed è il secondo paese per numero di pene di morte eseguite); di seguito a questa, il Bahrein, ancorché si definisca monarchia costituzionale, viaggia su quella lunghezza d'onda (è del luglio scorso la notizia di una donna norvegese stuprata a Dubai e condannata a sedici mesi di reclusione: http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.ansa.it%2Fweb%2Fnotizie%2Frubriche%2Ftopnews%2F2013%2F07%2F20%2FDubai-denuncia-stupro-condannata-lei_9050021.html&h=iAQFo_VzQ ).
Ancora: l'Algeria è ufficialmente una repubblica presidenziale democratica, ma de facto una dittatura militare; la Turchia è altrettanto ufficialmente una repubblica parlamentare, ma anche in questo caso i militari hanno una forte "influenza" negli affari interni del Paese. Ora, spero che tu sia informato della situazione a cui devono far fronte tutte le organizzazioni interne a questi due Paesi che siano in disaccordo con il governo centrale (gl'islamici in Algeria, i Curdi e gli Armeni in Turchia).
Se a questo confronto di cose aggiungiamo che i "portatori sani di democrazia" sono stati per lungo tempo esportatori di dittature a dir poco sanguinarie (America meridionale, Africa, molti paesi dell'area indocinese), comprenderai per quale motivo sovviene un dubbio ogni volta che costoro si scagliano sul nemico di turno. Molteplici domande prendono forma, quando viene fatto il confronto con le precedenti azioni di guerra perpetrate dalla NATO.
Perché colpire la Libia, dal momento che Geddafi aveva eradicata la fame dal Paese, e l'aveva dotato di strade, ospedali, acquedotti e industrie; dal momento che aveva introdotto un sistema di rappresentanza democratica piramidale (comitati popolari a livello di distretto, di regione e di nazione) assenti e sconosciuti altrove. Viene da pensare che il motivo fosse il programma di nazionalizzazioni delle grandi imprese e dei possedimenti italiani e la chiusura delle basi militari statunitensi e britanniche, attuate da Geddafi quando prese il potere nel lontano 1969.
Perché aggredire l'Iraq, dal momento che Saddam Hussein iniziò dai primi anni Settanta un processo di secolarizzazione del Paese (concessione alle donne di diritti pari a quelli degli uomini, introduzione di un codice civile modellato su quelli dei paesi occidentali - che sostituì la Sharia, creazione di un apparato giudiziario laico - che comportò l'abolizione delle corti islamiche; e poi la costituzione di un sistema di stato sociale con istruzione gratuita e obbligatoria, e sanità pubblica gratuita). Credo che tutti siamo al corrente della totale inesistenza delle pretese "armi di distruzione di massa", che furono il motivo ufficiale della guerra e invasione dell'Iraq.
Tu mi dirai: perché questi due Paesi erano finanziatori del terrorismo internazionale. Bene: allora aggiorniamo la lista, dal momento che Luis Posada Carriles è un (ormai) ex agente segreto della CIA reo confesso di attentati terroristici a Cuba, in uno dei quali è morto anche un cittadino italiano, Fabio Di Celmo; aggiorniamo la lista con la Gran Bretagna, visto che i suoi paracadutisti aprirono il fuoco su una folla inerme di manifestanti per i diritti civili a Derry, Irlanda del Nord, il 30 gennaio 1972; aggiorniamo la lista con la Francia, che sostenne per anni e apertamente il regime di Jean-Bédel Bokassa in Centrafrica, e anche quando lo esautorò con un colpo di stato (a proposito: organizzare colpi di stato in altri paesi è considerata azione criminale dal Diritto Internazionale), lo ospitò nonostante fosse noto ciò che avesse già fatto - massacro di civili - ed era in dubbio ciò di cui era accusato - cannibalismo. Taccio per ovvî motivi il coinvolgimento italiano nei fatti della cosiddetta "strategia della tensione": anche perché l'argomento ci porterebbe a chiedere perché il Giappone abbia concesso asilo politico al reo confesso dell'attentato di Piazza Fontana, Delfo Zorzi.
Insomma: l'intervento militare in Siria nulla ha da spartire con la democrazia, i diritti umani o l'emergenza umanitaria. Senza scomodare la Cina, per la quale sarebbe difficile immaginare un eventuale intervento armato, la Nigeria è una sorta d'inferno a cielo aperto, ma nessuno sembra tenerne minimamente conto, tant'è che fa pacificamente parte del Commonwealth of Nations. Che poi ci siano persone dichiaratamente anti-statunitensi, per quanto mi riguarda è un problema di singoli: io, per me, continuerò a essere contrario a qualsiasi intervento in qualsiasi paese, fin quando ci saranno tanti pesi e tante misure per valutare chi sia il "cattivo" di turno.
Cordialmente.

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