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lunedì 22 ottobre 2012

Lettera di Crs e Ars...

Pubblicato qui: http://cambiailmondo.org/2012/09/27/lettera-di-crs-e-ars-ai-segretari-e-presidenti-dei-partiti-per-approvare-nella-prossima-legislatura-una-legge-su-rappresentanza-e-rappresentativita-sindacale/

Che la contrattazione e la rappresentatività sindacale debbano essere urgentemente normate in maniera più compiuta è cosa conclamata, che la politica finora abbia sottovalutata l'importanza dell'argomento è evidente. All'occhio di chi scrive, i costituenti fecero l'errore di ritenere i partiti politici strumenti sufficienti per l'esercizio della democrazia: all'epoca chi avrebbe potuto immaginare un Presidente del Consiglio imprenditore proprietario di televisioni e giornali; o addirittura Presidente dell'Istituto Bruegel, Presidente europeo della Commissione Trilaterale e membro del Comitato Direttivo del Gruppo Bilderberg; chi avrebbe potuto immaginare un partito dichiaratamente contrario all'unità nazionale; chi avrebbe potuto immaginare il ritorno del fascismo, ancorché in doppiopetto.

Le storture più gravi tuttavia riguardano molteplici aspetti dell'azione sindacale: nella scuola, dove il sottoscritto lavora, le strutture sindacali "tradizionali" (CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA) godono del diritto di cercare candidati e sottoscrittori, fare propaganda e convocare assemblee in orario di servizio ovunque, il tutto con permessi sindacali retribuiti, temporanei o totali, sia per i candidati che per i lavoratori che partecipassero alle assemblee: diritto negato alle altre organizzazioni sindacali. Altrettanto negati alle altre organizzazioni sono i distaccamenti sindacali, quando le strutture sindacali sopra citate ne contano almeno duemila, pagate ovviamente dallo Stato, cioè da tutti i lavoratori, anche quelli che hanno votato altro - o che vorrebbero, ma non possono.

Questo introduce un'altra stortura: la rappresentanza nazionale è contata in base ai voti locali, cioè i voti ottenuti nelle singole scuole - circa dodicimila. Traslando il sistema nel mondo politico, sarebbe come se i partiti dovessero presentare una lista in ogni seggio, e con quei voti entrare in Parlamento: un'assurdità evidente anche al più sprovveduto cittadino. Sembrerebbe ovvio che dalle elezioni europee a quelle municipali ci fossero liste specifiche: invece, se nella singola scuola il singolo sindacato presenta la lista può essere votato, in caso contrario il voto finanche dell'iscritto è perduto, o al massimo è dirottato al "meno peggio". Sempre sullo stesso argomento, in Parlamento i partiti entrano con il solo computo dei voti, mentre la rappresentanza sindacale è calcolata facendo "media" con gl'iscritti, e questa media dev'essere superiore al cinque per cento - che cosa c'entrino gl'iscritti con i votanti, è vietato sapere.

Un'altra stortura è la "clausola di salvaguardia": mentre nel lavoro privato essa concede ai sindacati firmatarî del Contratto Nazionale il 33% dei seggi, indipendentemente dai voti presi nelle elezioni - e già questa mi pare una grave stortura -, nel pubblico impiego addirittura essa impone la presenza dei sindacati firmatarî di contratto a tutte le trattative d'istituto, anche laddove non avessero ricevuti consensi, non avessero iscritti o non avessero neanche presentata la propria lista. In tal modo essi concorrono alla stesura dei contratti decentrati di unità produttiva pur non essendo presenti nell'unità stessa, e ovviamente essi condizionano i rappresentati eletti dai lavoratori, soprattutto se costoro appartengono ad altri sindacati; peggio, a costoro non è consentito neanche di usufruire di un aiuto tecnico nella persona di esperto inviato dal proprio sindacato, diritto invece garantito ai sindacati firmatarî.

Dulcis in fundo, le assemblee in orario di servizio sono diritto esclusivo delle organizzazioni firmatarie di contratto - e qui, sinceramente, mi sembra che si sfiori l'incostituzionalità: se il sindacato ottiene un seggio nella scuola, ha il pieno diritto d'indire un'assemblea sindacale per parlare con i proprî votanti. Invece no: le assemblee devono essere indette dalla Rappresentanza Sindacale Unitaria nel suo complesso e non dai singoli componenti. A me, modesto osservatore, pare giusto che il contratto di lavoro sia valido solo se firmato dalla maggioranza dei rappresentanti sindacali, cioè dalla maggioranza dei lavoratori (anche quando fosse maggioranza relativa); ma l'assemblea, che nulla ha di decisionale bensì ha solo funzione consultiva, dovrebbe perciò essere libera. Forse che si voglia impedire la critica dei contratti, sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali più rappresentative? o che si voglia impedire l'ascesa di nuove organizzazioni?

Mi auguro che l'appello lanciato dai due Presidenti sia recepito in fretta dal mondo politico; perch'è un argomento grave e importante, in un tempo in cui il lavoro sembra essere diventato una colpa, invece che un merito.

Cordialmente.
Stefano Stronati, assistente tecnico, Liceo Scientifico Ignazio Vian di Bracciano

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